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lunedì 31 dicembre 2012

ADDIO 2012

Vi auguro buon anno sperando che il 2013 non sia così... ben sapendo che sarà anche peggio.

Nell'anno '99 di nostra vita
io, Francesco Guccini, eterno studente
perché la materia di studio sarebbe infinita
e soprattutto perché so di non sapere niente,
io, chierico vagante, bandito di strada,
io, non artista, solo piccolo baccelliere,
perché, per colpa d'altri, vada come vada,
a volte mi vergogno di fare il mio mestiere,
io dico addio a tutte le vostre cazzate infinite,
riflettori e paillettes delle televisioni,
alle urla scomposte di politicanti professionisti,
a quelle vostre glorie vuote da coglioni
E dico addio al mondo inventato del villaggio globale,
alle diete per mantenersi in forma smagliante
a chi parla sempre di un futuro trionfale
e ad ogni impresa di questo secolo trionfante,
alle magie di moda delle religioni orientali
che da noi nascondono soltanto vuoti di pensiero,
ai personaggi cicaleggianti dei talk-show
che squittiscono ad ogni ora un nuovo "vero"
alle futilità pettegole sui calciatori miliardari,
alle loro modelle senza umanità
alle sempiterne belle in gara sui calendari,
a chi dimentica o ignora l'umiltà
Io, figlio d'una casalinga e di un impiegato,
cresciuto fra i saggi ignoranti di montagna
che sapevano Dante a memoria e improvvisavano di poesia,
io, tirato su a castagne ed ad erba spagna,
io, sempre un momento fa campagnolo inurbato,
due soldi d'elementari ed uno d'università,
ma sempre il pensiero a quel paese mai scordato
dove ritrovo anche oggi quattro soldi di civiltà
Io dico addio a chi si nasconde con protervia dietro a un dito,
a chi non sceglie, non prende parte, non si sbilancia
o sceglie a caso per i tiramenti del momento
curando però sempre di riempirsi la pancia
e dico addio alle commedie tragiche dei sepolcri imbiancati,
ai ceroni ed ai parrucchini per signore,
alle lampade e tinture degli eterni non invecchiati,
al mondo fatto di ruffiani e di puttane a ore,
a chi si dichiara di sinistra e democratico
però è amico di tutti perché non si sa mai,
e poi anche chi è di destra ha i suoi pregi e gli è simpatico
ed è anche fondamentalista per evitare guai
a questo orizzonte di affaristi e d'imbroglioni
fatto di nebbia, pieno di sembrare,
ricolmo di nani, ballerine e canzoni,
di lotterie, l'unica fede il cui sperare
Nell'anno '99 di nostra vita
io, giullare da niente, ma indignato,
anch'io qui canto con parola sfinita,
con un ruggito che diventa belato,
ma a te dedico queste parole da poco
che sottendono solo un vizio antico
sperando però che tu non le prenda come un gioco,
tu, ipocrita uditore, mio simile,
mio amico


Francesco Guccini

sabato 29 dicembre 2012

TRAINSPOTTING - IRVINE WELSH

Edito in Italia da Guanda nel 1996

E' strano a pensarci; Trainspotting di Danny Boyle è uno dei miei film preferiti, adoro leggere, posseggo l'omonimo libro scritto da Welsh ormai da parecchio, eppure non mi è mai passato per l'anticamera del cervello di leggerlo.

Finalmente ho rimediato e, lasciatemelo dire, sono contento di averlo fatto. Che dire di quest'opera? Prima di tutto conferma le mie teorie sulla (magnifica) insanità mentale degli autori scozzesi (leggere la recensione de "La fabbrica delle vespe" per chiarimenti), inoltre non aspettavo di certo di trovarmi davanti a un romanzo del genere; così vicino eppure così lontano dalla pellicola che è diventata uno dei più grandi cult degli anni '90.
Ho scritto romanzo? Scusate, mi sono sbagliato; Traispotting è più una raccolta di racconti sconnessi tra loro e riuniti insieme soltanto da un flebilissimo filo narrativo. In questo libro non esiste linearità, l'autore decide saggiamente di non spiattellarci i fatti e le psicologie dei personaggi subito, lo fa invece in piccole dose facendo crescere dentro di noi la voglia di saperne di più. Bisognerà leggere tutti e sette i macro-capitoli (ognuno dei quali diviso in diversi capitoli/racconti) per farsi finalmente un quadro davvero generale della vicenda. E' stupefacente accorgersi che, nonostante quasi tutti i racconti siano agevolmente leggibili singolarmente in quanto scollegati, non ci si sentirà appagati fino all'ultima storia.

Ogni capitolo/racconto è narrato da un personaggio differente (in particolare Rent, Spud, Begbie e Sick Boy. Ma anche da altri mai apparsi nel film) con uno stile narrativo personalizzato: dopo qualche momento di incertezza impareremo a riconoscere subito i buffi intercalari di Spud ("non per dire" "capito gattone"), il linguaggio logorroico e sboccato del manesco Begbie e così via. Raramente c'è invece una voce narrante in terza persona.
Nelle pagine del libro viene descritta la vita ai margini di alcuni giovani di Edimburgo, molti di loro sono eroinomani e praticamente tutti vivono ai limiti della legalità. Qualcuno morirà, altri riusciranno a uscirne solo per rimanere invischiati in altri orrori, forse peggiori della più terribile droga (il capitolo "Sangue marcio" vi farà rabbrividire. Credo abbia fatto rabbrividire persino l'autore, che ha optato per un finale relativamente conciliante). Welsh sembra quasi che si diverta a infrangere i tabù della cultura occidentale moderna, spingendo sull'acceleratore quasi fino all'irrealtà. Ma, come spesso possiamo leggere sui quotidiani, niente è troppo per questo mondo marcio e malato. Si va quindi dalla morte di bambini, all'uccisione di poveri cani, al sesso con giovani vedove incinte e con minorenni vogliose, allo stupro di una povera ragazza da parte di un sieropositivo e le sue tremende conseguenze (tra le più belle e terribili storie che abbia mai letto in vita mia), agli effetti dell'eroina sul corpo umano. A volte la scrittura (sempre ottima) diventa più distesa e ironica, abbandonando un po' gli altissimi livelli di cinismo che caratterizzano il libro.
L'unica nota lievemente stonata riguarda il finale. Mi ha convinto molto di più quello cinematografico, ma credo che questo si debba imputare più alla bravura del regista Boyle che a una mancanza dello scrittore Welsh.
Credo l'abbiate capito: se siete persone impressionabili, fareste meglio a leggere qualcos'altro. Non lo dico per dire, alcuni passaggi di quest' opera narrativa  hanno impressionato anche me che non sono certo di primo pelo riguardo a letture "al limite". Pensate che non è riuscito a vincere il Premio Booker (una sorta di premio Strega per i paesi del Commonwhealt) dove era favoritissimo, per: "aver offeso la sensibilità di due dei giudici".
Se conosco il personaggio, Welsh si sarà fatto una sonora risata sulla sensibilità di quelle persone ed è giusto che sia così. Quest'uomo ha una grandissima dose di talento ed è giusto che la faccia conoscere al pubblico senza preoccuparsi di offendere nessuno. (Un po' come Tarantino, accusato da molti di essere razzista perché fa dire spesso ai personaggi dei suoi film la parola negro). La scrittura, come tutte le altre arti, ha il diritto, anzi, il dovere di essere libera da ogni vincolo e paletto. Poi sta al lettore trarre le sue conclusioni.

Io dalla mia consiglio alla grande questo libro, pur capendo che non è un lavoro adatto a tutti. Però non credo che gli amanti dei libri alla Moccia (quelli sì, davvero squallidi e diseducativi) possano incappare in quest'opera.

Dallo stesso autore: I segreti erotici dei grandi chefSkagboys

ALTRI LIBRI RECENSITI

lunedì 24 dicembre 2012

BUON ANALE

BUON ANALE A TUTTI I LOR SIGNORI!
(vista l'attuale situazione nazionale, tocca adeguarsi)


venerdì 21 dicembre 2012

GRANDI FILM SOTTOVALUTATI (22) - LA PARTE DEGLI ANGELI

LA PARTE DEGLI ANGELI
Anno - 2012
Genere - Drammatico/commedia
Provenienza - GB/Francia
Regia - Ken Loach

Un gruppetto di piccoli delinquenti di Glasgow viene condannato a fare delle ore di servizi sociali. Faranno amicizia col loro supervisore Rhino (William Ruane) che li inizia alla passione per il whisky scozzese. Quattro del gruppo, tra cui Robbie (Paul Brannigan) ragazzo padre, decidono di mettere a segno un colpo audace: rubare una botte che contiene del rarissimo whisky dal valore inestimabile.

Solo apparente disimpegnato, questo film di Ken Loach colpisce nel segno. La storia vuole essere una commedia ma, a parte i primissimi minuti dove si vede come i protagonisti siano riusciti a mettersi nei guai (divertentissima la scena del treno), il film si getta a piene mani nel dramma di una generazione dalla vita molto difficile e dagli sbocchi incerti. Il protagonista Robbie, aspetta un figlio dalla sua compagna e vorrebbe dare al suo piccolo un'infanzia migliore di quella che ha avuto lui, capisce però che le cose non saranno così semplici: "Con questa faccia piena di cicatrici non solo non riesco ad arrivare a un lavoro. Non riesco ad arrivare a un colloquio di lavoro." dirà furente al suo nuovo mentore Rhino. In più una vecchia faida familiare lo fa sprofondare sempre di più in una vita gretta e inutile, tanto da fargli desiderare di abbandonare compagna e figlio per dare a loro la possibilità di una vita tranquilla.
La parte più smaccatamente comica (ma anche di tensione) avverrà nel secondo tempo, con i ragazzi intenti a escogitare un modo per fare soldi. La possibile riscossa avverrà proprio grazie a una sostanza che a volte (ma non sempre... vediamo di non fare i moralisti) contribuisce a sprofondare ancora di più i poveretti nella melma: l'alcool. 
Il quartetto dei ragazzi è ben descritto e assortito; oltre Robbie spunta Albert (Gary Maitland) simpatico rincoglionito che veicola  le parti più divertenti. Da antologia la scena in cui gli altri gli fanno credere che la Monna Lisa e Albert Einstein sono fratelli, o quella dove esclama: "Che cazzo è quella roba?" e quando gli fanno notale che -quella roba- è il famoso castello di Edimburgo, risponde perplesso: "Perché cazzo l'hanno costruito lassù?".  . 
Può sembrare una comicità sempliciotta, ma non è così. Nel film funziona alla grande e fa perfettamente da contraltare a una prima parte più lenta e seriosa, rendendo la pellicola perfetta per ridere ma che fa anche riflettere.

Ken Loach descrive un'umanità che, nonostante tutto, preferisce non abbandonare una speranza di rivalsa. Dove gli ultimi possono arrivare primi senza che nessuno se lo possa aspettare: "Dai, facciamolo (il colpo). Siamo dei morti di fame, chi sospetterà mai di noi?" dice la ladruncola Mo (Jasmin Riggins). Non ha tutti i torti: chi mai si aspetterebbe che loro possano gabbare i primi della società, quelli che si possono permettere di sborsare più di un milione di sterline per qualche bottiglia di whisky.
Il colpo riuscirà? Ci saranno problemi? Questo dovreste scoprirlo voi andando al cinema a vederlo. ah già, probabilmente non ci riuscirete visto che il film è uscito in quattro sale in croce, come ho già spiegato qui.  Beh, io ho avuto fortuna è ho trovato in piccolo cinema che lo dava. Vi auguro la stessa fortuna, perché il film merita davvero tanto.

ALTRI FILM RECENSITI

lunedì 17 dicembre 2012

LIBRI, LO HOBBIT, INCAZZATURE, DIVERTIMENTO

In principio volevo fare la recensione de: "Lo hobbit - Un viaggio inaspettato", poi ho preferito non farla. Un po' perché preferisco recensire film relativamente sconosciuti, un po' perché, a distanza di parecchie ore dalla visione, non ho ancora capito se il film mi è piaciuto o no. Quindi in mezzo alle vicende di elfi, hobbit e nani (tanti nani), metterò un po' di cazzi miei e vi racconterò la mia domenica.


Tutto è iniziato alle 18:00 di ieri, domenica 16 Dicembre. Chi mi conosce o frequenta il blog , sa bene quanto ami la birra, il buon cibo e la letteratura, beh, ieri presso l'irish pub Connemara di Marzocca (AN) era previsto un "aperitivo letterario". Cos'è un aperitivo letterario? Si beve, si mangia e viene presentato un libro. Non posso non fiondarmi lì, anche perché conosco (e apprezzo) sia il pub, sia il romanzo in presentazione: "FERRO 7" del promettentissimo autore romano di fantascienza Francesco Troccoli. (Che poi, come faccia un autore romano a finire a Marzocca me lo devono spiegare... comunque complimenti vivissimi). Come detto, prendo il mio libro per l'immancabile autografo, acchiappo la mia ragazza e corro in quel di Marzocca. Appena arrivo vedo Francesco (che conosco grazie ai tanti blog e forum letterari sparsi per internet) intento a fumarsi una sigaretta e a parlottare con un paio di ragazzi. Gli rompo i coglioni? Non glieli rompo? Decido di mantenerglieli integri e mi accendo anch'io una sigaretta a debita distanza, finché non entra. Fuori è un freddo cane, così entriamo anche noi a farci un paio di birre. Il posto è come sempre accogliente, la birra è buona e il cibo è ottimo, abbondante e semplice (davvero, complimenti allo chef). Saluto Francesco che è contento di vedermi e mi fiondo sul cibo. Sono intento a gustarmi fagioli e salsicce quando Troccoli inizia a snocciolare brani presi dal suo Ferro sette. Mi dico che mangiare in un momento come quello è da grezzi e lascio cadere la forchettina di plastica, dopo due secondi la afferro di nuovo e riprendo a ingozzarmi e a bere ottima birra irlandese (sono sensibile all'arte, molto di più alla panza). Alla lettura dell'ultimo segmento sono già alla seconda birra (italiana questa volta, giusto per non fare torto a nessuno). Naturalmente si inizia a chiacchierare con l'autore, ed è una bella chiacchierata: vengo a sapere del suo passato, delle sue esperienze, dei suoi sogni e capisco che tutte le sue esperienze pregresse sono state fondamentali per scrivere quel romanzo (che consiglio caldamente). Ho la pancia piena, anche la seconda birra è finita, capisco che per sentirsi bene non serve molto; a volte basta un bel locale e un ottimo oratore. Finita la presentazione mi presento da lui per l'immancabile autografo. Una bella stretta di mano, una firma con dedica e la promessa di rivedersi per il suo secondo lavoro (che uscirà a maggio), poi via! E' tardi! Lo hobbit ci aspetta!


Piccola precisazione: Io non volevo andare a vedere "Lo hobbit", non ieri almeno. Io volevo andare a vedere "La parte degli angeli" una commedia impegnata scozzese, premiata a Cannes e che giudico estremamente promettente. Niente da fare: il film è uscito il 13 Dicembre in sole 31 sale italiane... nessuna nelle Marche. Poi dicono di non scaricare illegalmente, di rispettare l'arte e bla bla bla. Credo che rispettare l'arte (qualunque arte) sia molto più semplice all'estero che in Italia. D'accordo che sotto natale ci sono duemila titoli in uscita, d'accordo tutto... ma se metà dei multisala sono intenti a vendere solo De Sica, poi non ci si lamenti che molta gente diserta le sale e preferisca un file pirata. Ci sono molti coglioni in questo paese, ma voglio pensare che tanti altri conservino ancora qualche traccia neuronale. Va bé, niente commedia scozzese, vada per Tolkien.

Non vado mai (e ripeto... MAI!) a vedere film in 3D, grazie a un mio amico ho gli appositi occhialetti nel taschino della giaccia. La mia ragazza l'ha fregati al fratello, quindi siamo a posto. Al modico prezzo di 10,50 eurazzi (andate a morì mazzati) ci sediamo accanto a frotte di nerds brufolosi, già in erezione per la possibilità  di rivedere Gandalf, Bilbo e "compagnia" bella (un livello ormonale in sala che youporn se lo sogna). Dopo ere geologiche passate a "gustarsi" pubblicità e trailer di film quantomeno discutibili, ecco che inizia lo spettacolo.  Ora, se fossi serio, cercherei di dare un'impronta da recensore, ma come detto non ne sarei capace per questo film che non riesco ancora a capire se mi sia piaciuto o meno. Al massimo posso trascrivervi qualche sensazione che ho avuto durante la visione: 1)TROPPO LUNGO: Il signore degli anelli è una storia lunga più di mille pagine; facile farne tre film da più di tre ore ciascuno. Lo hobbit è molto più breve, quindi per arrivare al minutaggio desiderato da Jackson è inevitabile allungare troppo la zuppa. Molte scene inutili (sopratutto all'inizio). 2)IL 3D: Già il film è lungo, col 3D lo si fa diventare anche troppo pesante da visionare. Io non sono abituato a portare gli occhiali, neanche quelli da vista o da sole, quindi ogni venti minuti dovevo levarmi quegli scomodi orpelli nasali. Magari è un problema più soggettivo che oggettivo, ma il 3D mi impedisce di abbandonarmi alla visione di un film... a pensarci bene è proprio l'inverso di quello che dovrebbe fare. 3) GLI EFFETTI SPECIALI: Su questo poco da ridire. Già erano fantastici quelli de "Il signore degli anelli", figuratevi come possono essere quelli girati con una tecnologia di dieci anni più futurista. 4)I PERSONAGGI: I nani non mi hanno esaltato. C'è davvero poca caratterizzazione in quei personaggi, certo, erano in tredici quindi non era facile approfondirli, ma non ho provato grandi emozioni vedendoli...né positive né negative. Nada de nada! Sui personaggi già conosciuti nei film precedenti il discorso è diverso: Gandalf sempre in gran forma, Bilbo sempre simpatico e Gollum sempre un gran figo sclerato (e anche un po' triste nella sua dipendenza dall'anello). Per quanto riguarda gli antagonisti, devo dire che mi convincevano molto di più quelli della vecchia trilogia. Questi nuovi sono troppo cartooneschi per i miei gusti (vedere i 3 goblin o l'orco che sembra avere uno scroto al posto del mento) Tra l'altro muoiono tutti come mezze seghe. Del drago invece si è visto troppo poco per dare giudizi. Per carità, il libro fu scritto come una favola per bambini, ma un po' di cattiveria in più non sarebbe guastata. 5)LA STORIA: Bella, troppo allungata (per motivi di guadagno...off course) e abbastanza fedele al libro. Con tutti i suoi difetti non mi sono pentito di averlo visto. La terra di mezzo è sempre la terra di mezzo.

Ci sarebbe altro da scrivere ma me la finisco qua. Nonostante qualche piccola delusione, un ottimo weekend che, per una volta, contraddice l'omonima canzone degli 883.

giovedì 13 dicembre 2012

QUESTO FILM DI MERDA HA AVUTO SUCCESSO?


Non sono uno di quegli insopportabili soggetti per cui ogni film che abbia avuto un considerevole successo al botteghino sia da buttare. Molti grandi (e costosi) film hanno avuto un meritato successo. Certo, molti altri non ne hanno avuto, ma per questo ho già una lista apposita qui che raccoglie quelli che, secondo me, avrebbero meritato una più ampia diffusione. Con lo stesso criterio posso affermare che non tutti i film fatti con quattro soldi siano dei capolavori visionari solo perché evitano di usare effetti speciali futuristici o cazzatelle varie. Pur amando l'underground cerco di essere obiettivo e se vedo un bel film me ne frego se sia stato prodotto da una major o da una casa di produzione indipendente, però ci sono delle volte in cui, uscito dal cinema, non ho potuto fare a meno di esclamare: "Questo film di merda ha avuto successo? Ma in che cazzo di mondo vivo!" 
Ecco quindi una breve lista di pellicole che mi hanno fatto pentire della spesa del biglietto e deluso maggiormente le mie aspettative. E' ovvio che questa lista è personale, magari non sarete d'accordo con le mie scelte. Il bello dei gusti è che sono soggettivi.
PS: sono presenti solo film molto moderni, perché sono quelli la cui visione brucia di più.

AVATAR: Per carità, grandi effetti speciali... ma la storia? Una volta abituati alle meraviglie di Pandora, resta un film piccolo piccolo, dove il finale si può intuire sin dai primi minuti. La sceneggiatura è una goffa ricopiatura di milioni di altri lavori precedenti, i personaggi umani sono stereotipati all'estremo e quei cazzo di gatti alieni (o quello che madonna sono) dovrebbero far riflettere sull'importanza dell'ecologismo e dell'attaccamento alla propria terra, ma a me sono risultati così finti e antipatici che ho fatto il tifo per i militari dall'inizio alla fine. "ABBATTETE QUEL CAZZO DI ALBERO, COSI' FORSE I GATTONI BLU SI LEVANO DALLA FACCIA QUELLA SMORFIA LEZIOSA!!!" L'albero l'hanno abbattuto, ma la leziosità è rimasta. Pensare che questo è il film che più ha incassato nella storia del cinema mi fa ammattire, meglio sarebbe stato se si fosse trattato di una sorta di "fantadocumentario" senza trama specifica. Così ci saremmo visti qualche bel panorama, alcuni strani animali alieni e tutto sarebbe finito lì. PS: Avatar a parte, il 3D sta facendo molta fatica a sfondare; meglio così, almeno non mi devo sorbire mal di testa e aumento del costo del biglietto ogni volta che vado al cinema.
INCASSO TOTALE: 2,5 miliardi di dollari

INCEPTION: Ogni volta che mi capita di parlare (male) di questo film, i miei interlocutori rispondono sempre alla stessa maniera: "Ma che dici? E' bellissimo.". Quando poi faccio presente che il film in questione non ha il minimo senso a livello di script, non può mancare la classica: "Secondo me non ti piace perché non hai capito nulla." Volete sapere una cosa, cari amici interlocutori? Sì, è vero non c'ho capito una mazza! Questo perché non c'è nulla da capire visto che questo film non ha il minimo senso. E volete sapere un'altra cosa? Non ci avete capito una mazza neanche voi, visto che nessuno ha mai saputo spiegarmi di cosa trattasse la pellicola (di solito dopo la parola "onirico" si fermano a pensare perplessi e perdono il filo del ragionamento). Non sono contro le sceneggiature contorte, complicate o ermetiche: qualche hanno fa ho visto "Memento" (quello sì, complicatissimo ) e l'ho apprezzato. Questo perché, nonostante l'estrema difficoltà di comprensione, c'è una storia di fondo. Sono sicuro che molti dei fan di Inception non hanno capito assolutamente nulla della trama (?), ma per non passare da buzzurri hanno gridato al miracolo cinematografico. L'unica cosa che salvo sono gli effetti speciali e in parte la recitazione, per il resto lo considero il film più sopravvalutato dell'universo.
INCASSO TOTALE: 825 milioni di dollari

TWILIGHT: Parlo del primo della serie e non ricordo se abbia un titolo specifico, ma di certo non ho voglia di controllare: certo, qua mi dovevo aspettare l'ecatombe, e difatti me l'aspettavo (anche se non a questi livelli). A mia discolpa, il film l'ho visto in DVD (originale, ma non mio) e non ho speso i soldi per il cinema. Che dire di questo film sui vampiri più ridicoli del creato... beh, che è il film con i vampiri più ridicoli del creato, ovvio. 'Sti cagazzi luccicanti che non bevono sangue umano sono terribilmente insopportabili, anche per il fatto che gli attori recitano da cane. Sulla protagonista (Bella, o come cavolo si chiama) sarebbe meglio non parlare, sopratutto perché la sua recitazione raggiungeva picchi di cagneria tale che il mio cervello ha preferito cancellarla dai miei ricordi per autoproteggersi (questo spiega anche tutte le mie dimenticanze). Se non avete mai visto un film di vampiri e volete iniziare con questo, beh, e come se non aveste mai mangiato carne in vita vostra e volete iniziare con una bistecca di tofu. Entrambi non c'entrano un cazzo con quello che vogliono ricordare.
INCASSO TOTALE: 385 milioni di dollari

QUALUNQUEMENTE: Qui la delusione è stata assoluta. Non c'è niente da fare, Albanese è un buon attore di teatro, ma al cinema ha fatto solo disastri. L'idea era fenomenale, sopratutto visto le disavventure politiche di questo assurdo paese, ma sono state solo promesse al vento. La recitazione era da oratorio e le scenette sembravano più involontariamente ridicole che divertenti. Le uniche che si salvavano dal piattume generale erano quelle della ricevuta fiscale e quella del figlio mandato in galera per colpa di Cetto. Scene divertenti, ma che non tengono a galla un film pessimo all'ennesima potenza. Come se non bastasse ho trovato la sceneggiatura troppo cauta nel sbeffeggiare la situazione politica odierna. Insomma si è osato troppo poco e quelle poche volte in cui ci si è spinti un po' più in là, lo si è fatto male. Davvero una delusione.
INCASSO TOTALE: 15,3 milioni di euro


IL CODICE DA VINCI: Il libro era una tamarrata divertente, il film è stato una tamarrata e basta. Mai visto un Tom Hanks così fuori forma (non solo per la panza, sopratutto per le sue indubbie capacità attoriali qui in vacanza), la Tautou è il fantasma di se stessa. Dove sia finita la bravissima protagonista de: "Il favoloso mondo di Amelie" rimane tutt'ora un mistero. La sceneggiatura segue abbastanza fedelmente il libro di Dan Brown ma quello che ti prendeva leggendo, non riesce a fare la stessa cosa osservando. Molto strano che un libro sia di maggior intrattenimento rispetto a un omonimo film. 
INCASSO TOTALE: 758 milioni di dollari

QUALUNQUE CINEPANETTONE: Credo di averne visto uno in tutta la mia vita. Mi basta. Non voglio parlarne e non ne parlerò. Sono la prima causa della morte del cinema italiano.
INCASSO TOTALE: Per il mio bene è meglio che non lo sappia.


lunedì 10 dicembre 2012

IL CERCHIO CAPOVOLTO

In passato ho già parlato di questa piccola ma ottima casa editrice pugliese che risponde al nome: " I sognatori". Ottimo esempio di come si possano pubblicare opere di qualità pur in mancanza di risalto mediatico e di contributi richiesti agli autori (anzi, forse proprio per questo).
Come avrete capito ammiro molto questa realtà editoriale che punta tutto sulla qualità dei testi e della fantasia. Immaginate quindi la mia sorpresa quando ho scoperto di essere stato selezionato per una loro antologia di prossima pubblicazione, con il mio racconto "Un posto sporco, illuminato male" che riprende il titolo di un racconto breve di quel gran genio che era Hernest Hemingway: "Un posto pulito, illuminato bene". Come è ovvio, non voglio paragonarmi al maestro (anzi, spero non si stia rigirando nella tomba), tra l'altro la mia storia non ha niente a che vedere con quella di Hemingway se non che entrambe sono ambientate in un bar.

Non dico altro per il momento, mi limito soltanto a fare i complimenti a me stesso e sopratutto agli altri concorrenti selezionati che potrete leggere a questo link. Tra tutti i nomi spicca anche quello di Sergio Oricci di cui ho già recensito il bel romanzo: "Gioie e sapori". Curiosamente il titolo del suo racconto è abbastanza simile al mio: "Il posto più scomodo". Beh, conoscendo la sua bravura lo prendo come un segno positivo del fato.

venerdì 7 dicembre 2012

GRANDI FILM SOTTOVALUTATI (21) - BLACK DEATH

BLACK DEATH
ANNO - 2010
GENERE - Storico/Drammatico
PROVENIENZA - Gran Bretagna/Germania
REGIA - Christopher Smith

Anno del Signore 1347, la peste nera flagella l'Europa decimandone gli abitanti. Una piccola delegazione di guerrieri viene inviata dal vescovo per indagare su un villaggio sperduto in mezzo a una palude. Il villaggio sembra immune al contagio grazie all'opera di un fantomatico negromante al servizio di satana. Ad accompagnare gli uomini ci penserà un giovane frate segretamente innamorato di una ragazza scappata dalla città e diretta proprio in quei luoghi. Saranno cazzi amari per tutti!

Nell'ultima frase della trama ho cercato di buttarla sul ridere, forse per esorcizzare la crudezza e la seriosità di questo bellissimo e intelligente film.
Quando si parla di presunta magia nera o di inquisitori è estremamente facile cadere nei molti clichè del genere (monaci con lo sguardo vitreo, camere di tortura, donne mezze nude, demoni di vario genere etc). In Black Death questa cosa non succede e, lasciatemelo dire, è una vera fortuna. Ma andiamo con ordine:
Il film, girato con un budget ridotto all'osso, è un ottimo connubio di buona regia e prove attoriali solide e credibili; raramente mi è capitato di vedere una pellicola dove tutti gli attori sembrano adattarsi in maniera perfetta al proprio ruolo. Il capo della delegazione, Ulric (l'attore Sean Bean, il Boromir della Compagnia dell'anello) è costruito in modo magistrale e nonostante la sua cieca e fermissima devozione in Dio, la psicologia sfaccettata del personaggio ce lo fa sembrare solo e tormentato più che gretto o malvagio. Anche il giovane monaco Osmund (Eddie Redmayne) è credibile nel suo ruolo di novizio impacciato che ama profondamente Dio (in maniera quasi moderna), ma vorrebbe vivere la sua vita con la bella Averill (Kimberley Nixon). Mi ha ricordato l'Adso de Il nome della rosa, ma qui il personaggio è ancora più complesso e riuscito (Ovviamente mi riferisco al film e non all'inarrivabile libro di Umberto Eco). Anche i comprimari si difendono bene: il burbero Mold (interpretato dall'ottimo Johnny Harris) forse è il personaggio più credibile di tutto il film.
Ottimi attori quindi, ma anche l'atmosfera e la regia non è affatto da meno. La scena con l'entrata dei cavalieri nel villaggio è epica (non saprei come altro definirla) nella sua semplicità. Subito si respira un'aria malsana, ma non si capisce se essa provenga dal villaggio o dal manipolo di uomini che si appresta a compiervi una strage. Qui facciamo la conoscenza della conturbante e sensuale Langiva (Carice van Houte), che sembra comandare l'intero villaggio e cura Osmund da una brutta ferita al costato. E' lei la strega? E se anche lo fosse, è davvero malvagia? Il film gioca con questo dubbio, un dubbio che, a pensarci bene, resterà incerto fino alla fine. 
Vorrei scrivere di più, ma ho paura di rivelare parti importanti e farvi così passare la voglia di vedere questa opera d'arte. Sarebbe un errore imperdonabile, questo film (da noi passato scandalosamente solo in DVD) non è un film che prova a essere intelligente. Questo film E' intelligente e, cosa più importante, ti costringe a pensare su un argomento sul quale molti di noi ragionano per partito preso: chi dalla parte della religione, chi contro. Magari fosse così facile, magari fosse tanto semplice separare il bene dal male. 
Già, il bene... Dov’è il bene in questa pellicola? Forse non c’è, forse il bene non è più proprio dell’uomo. Un uomo che, qualunque cosa faccia, riesce a tirare fuori solo la parte più negativa ed egoista di sé, persino nel gesto d’amore più grande che possa compiere. In questo, cristiani, pagani o atei non sono per nulla diversi.

PS - Finale che in cinismo rivaleggia con the mist. Gli amanti dell'happy ending sono avvertiti

ALTRI FILM RECENSITI.

mercoledì 5 dicembre 2012

LO STREGOSCAR 2012

Evvai... è un anno che ho aperto il blog! Squillino le trombe e ogni altro strumento a fiato! Apriamo il Tavernello infilato di nascosto in una bottigliona di champagne (c'è la crisi) e facciamo un bel brindisi all'anno che sta terminando.
Ok, basta, stop. Visto che il Tavernello fa schifo pure per cucinare, rimettiamo i calici di plastica (su cui ognuno ha scritto il proprio nome col pennarello) sul tavolo e parliamo di cose serie (?!?).
Siccome questo è un blog che parla e recensisce film e libri (che novità), ho pensato di dare un premio (fittizio... c'è la crisi) al miglior libro e al miglior film che ho recensito quest'anno. A dire la verità le categorie saranno 3:
Categoria libri pubblicati dalla grande editoria
Categoria libri pubblicati dalla piccola e media editoria (chi frequenta il mio blog sa bene quanto ci tenga a dare risalto a quest'ultimi)
Categoria film.

In pratica sarà come agli Oscar: ogni categoria avrà cinque nomination e alla fine uno solo per categoria sarà nominato vincitore, mentre gli altri verranno macchiati d'infamia per sempre e probabilmente finiranno per morire alcolizzati in qualche topaia.

Bene, mi sembra tutto chiaro, per cui bando alle ciance e incominciamo. (PS: se cliccate sopra il titolo dell'opera, andrete alla pagina della recensione)

CATEGORIA - LIBRI PUBBLICATI DALLA GRANDE EDITORIA:
1) 22/11/63 - STEPHEN KING - edito da Sperling & Kupfer
2) BATTLE ROYALE - KOUSHUN TAKAMI edito da Mondadori
3) IL POTERE DEL CANE - DON WISLOW edito da Einaudi
4)LA FABBRICA DELLE VESPE - IAIN BANKS edito da Fanucci (e da MEridiano zero)
5)LA LEGGENDA DEL VENTO - STEPHEN KING edito da Sperling & Kupfer

AND THE WINNER IS...
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IL POTERE DEL CANE - DON WISLOW!!!

I miei complimenti a uno dei più bei thriller che abbia mai letto in vita mia. Questo romanzo ha saputo prendermi come pochi altri prima di lui. Di gran lunga è stata la mia lettura preferita del 2012.

E ora le nomination per la piccola e media editoria:

CATEGORIA - LIBRI PUBBLICATI DALLA MEDIA E PICCOLA EDITORIA
1)BRIANZA NIGHT BLUES - OMAR GATTI edito da La Ponga Edizioni
2)GIOIE E SAPORI - SERGIO ORICCI edito da I sognatori
3)GOBBI COME I PIRENEI - OTELLO MARCACCI edito da Neo.
4)I VERMI CONQUISTATORI - BRIAN KEENE edito da XII
5)IL DOMATORE DI RAGNI - MAURICE BERAUDY edito da Comunication project

AND THE WINNER IS...
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GOBBI COME I PIRENEI - OTELLO MARCACCI !!!

In questo caso la lotta per la vittoria finale è stata serratissima. Ero a un passo dal nominare due vincitori (l'altro era "Gioie e sapori" di Oricci), ma la bellissima storia di Marcacci ha finito col prevalere. Nel dubbio vi consiglio di leggerli entrambi così non sbagliate di sicuro.

Lasciamo il mondo della carta stampata per arrivare a quello delle macchine da presa. Quest'anno ho recensito 19 film belli e sottovalutati. Chi vincerà il prestigioso (?) premio?

CATEGORIA - GRANDI FILM SOTTOVALUTATI
1)127 ORE - DANNY BOYLE
2)BLOODY SUNDAY - PAUL GREENGRAS
3)HARD CANDY - DAVID SLADE
4)Pi GRECO IL TEOREMA DEL DELIRIO - DARREN ARONOFSKY
5)POLLO ALLE PRUGNE - MARJANE SATRAPI & VINCENT PARONNAUD

AND THE WINNER IS...
...
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HARD CANDY di DAVID SLADE!!!

Un film duro come l'argomento di cui parla (pedofilia). Se si ha il fegato per guardarlo non si potrà non notare la grande abilità dell'esordiente regista Slade e la bravura incommensurabile dell'eroina/antagonista, Ellen Page. Se ve la sentite guardatevelo assolutamente.

Bene, per quest'anno abbiamo finito. Spero di scrivere molte altre recensioni nel 2013, così nel prossimo dicembre potrò rifare questa buffonata che mi ha divertito tanto. E ricordate: SUPPORTATE SEMPRE LA FILMOGRAFIA E LA LETTERATURA DI QUALITA'! SALVIAMO QUEL POCO CHE RIMANE DI QUESTE DUE FANTASTICHE ARTI!
A presto!!!

giovedì 29 novembre 2012

GRANDI FILM SOTTOVALUTATI (20) - LA SIGNORA AMMAZZATUTTI

LA SIGNORA AMMAZZATUTTI
Anno: 1994
Genere: Thriller/Commedia nera
Provenienza: USA
Regia: John Waters

Beverly Sutphin (Kathleen Turner), irreprensibile madre e moglie della middle class statunitense è in realtà una pericolosa psicopatica, pronta a uccidere chiunque manchi di rispetto ai membri della sua famiglia e tutte le "pedine scomode" che si frappongono fra lei è una vita perfetta. La donna verrà catturata e processata. Sarà proprio lei ad assumere la propria difesa.

Se avete la mia età (25 anni) o più, probabilmente avrete visto qualche volta questo film in tv in seconda serata alla fine degli anni '90. Se di anni ne avete di meno, quasi sicuramente non ne avrete mai sentito parlare, e questo è un vero peccato. 
Il regista e sceneggiatore Waters, (conosciuto e apprezzato dagli amanti del cinema underground anni '70 per pellicole disturbanti come "Pink flamingos"  e "Nuovo punk story") decide di sbeffeggiare la apparentemente tranquilla media borghesia americana. L'idea non è estremamente originale, ma l'esperienza dello stesso Waters e la bravura eccezionale della Turner nell'impersonare una "tranquilla serial killer" fanno del film uno dei migliori di questo stravagante sottogenere. Da notare che questa è uno delle poche pellicole del regista che può essere visionato da tutta la famiglia (beh, più o meno), cosa impensabile per i suoi primi lavori dove, per esempio, si vede una (vera) transessuale (Harris Glen Millstead - alias Divine) ingurgitare delle (vere) feci di cane... Un po' troppo realismo? Sono d'accordo con voi.

Un film frizzante, cattivo ma non esagerato dunque. Una pellicola che non può annoiare, sopratutto nella magnifica ultima mezzora, dove la mammina decide di difendersi da sola davanti alla corte convinta della sua colpevolezza. Il finale è doppiamente negativo ma non rinuncia alla grande carica di black humor che caratterizza l'intera pellicola. Degni di nota anche i diversi riferimenti a numerose pellicole horror storiche (La casa, Blood feast, Hellraiser, La morte ti fa bella, Nightmare ecc). Divertente anche il cameo delle L7, famosa (al tempo) band grunge californiana formata da sole donne.

ALTRI FILM RECENSITI

domenica 25 novembre 2012

GRANDI FILM SOTTOVALUTATI (19) - POLLO ALLE PRUGNE

POLLO ALLE PRUGNE
Anno: 2011
Genere: Drammatico/commedia nera/fantastico
Provenienza: Francia/Germania/Belgio
Regia: Marjane Satrapi/Vincent Paronnaud

Novembre 1958: Nasser Ali Khan è un grande violinista iraniano dal passato tormentato e vittima di un matrimonio infelice. Un giorno sua moglie Faringuisse, dopo l'ennesima lite, distrugge il suo preziosissimo violino. Dopo averne cercati altri alla stessa altezza, Nasser si accorge che non riuscirà mai a trovare uno strumento identico e si abbandona nel suo letto aspettando la morte e rivangando il suo passato.

Basato fedelmente sull'omonima graphic novel della Satrapi stessa (l'unica differenza di rilievo è che nel fumetto Nasser suona il tar...uno strumento tipico persiano) questo "Pollo alle prugne" sembra la versione moderna di una delle splendide fiabe de "Le mille e una notte". Il modo in cui vengono mescolati diversi generi: Commedia nera, dramma, amore, fantasy è ineccepibile e tiene lo spettatore con gli occhi incollati sullo schermo, impedendo la comparsa di fasi "morte" che possano far calare l'attenzione allo spettatore stesso. Questo è davvero una cosa importante visto che la trama, ricca di flashback e parti oniriche (magnifica quella col demone Azrael), è piuttosto complessa, sopratutto se non si è letto il bellissimo fumetto da cui è tratto questo film. Nassan (interpretato in maniera eccellente dall'attore francese Amalric) è un personaggio sfaccettato e di difficile interpretazione. Il suo grande egoismo (epica la scena in cui droga il figlio turbolento con l'oppio, o quella in cui insulta la moglie, colpevole di lamentarsi con lui perché costretta a tirare avanti la famiglia tutta da sola) è bilanciato da un'aura di pessimismo e tristezza che non può che farci provare empatia per lui. Dopotutto è un artista, e quale artista non è un po' eccentrico ed egoista?
Anche i flashback hanno una loro grande potenza, rivangando un'antica e infelice storia d'amore davvero toccante, per quanto semplicemente strutturata. Alla fine del film ogni casella andrà al suo posto e il film risulterà chiaro (per chi ha seguito con un minimo di attenzione) e magnifico. Posso garantirvi che, se rimarrete delusi, sarà soltanto per la lunghezza troppo ridotta della pellicola (circa 90 minuti), un quarto d'ora in più non avrebbe affatto guastato.

Concludendo vorrei fare un paio di annotazioni: 
1) Marjane Satrapi è la prova vivente che l'Iran, se non fosse sotto il giogo islamico radicale, potrebbe offrire davvero tantissimo alla cultura internazionale. Il suo lavoro precedente: Persepolis, ne è la prova più tangibile. La dittatura, sia ideologica che religiosa è sempre un male, sopratutto per quanto riguarda l'arte, che deve obbligatoriamente assoggettarsi al regime di turno e perdere così la propria forza. Non dimentichiamoci che la Satrapi è dovuta andarsene dalla sua Teheran e arrivare a Parigi (come sempre culla dell'arte) per poter liberare il suo estro creativo.
2)Questo film è stato premiato in numerosi concorsi ed è forse la migliore opera del 2011... risultato? E' rimasto, nelle poche sale italiane che l'hanno proiettato, per circa due secondi e persino io che volevo andarlo a vedere e spendere i miei soldi per il biglietto... non ci sono riuscito. Questo perché appena ho trovato il tempo per farlo, il film era già stato sostituito dalla porcata di turno. E' orribile che accadano cose come questa, ma a pensarci bene è anche comprensibile. La cinematografia moderna ha paura di film del genere. Se la gente inizia ad abituarsi a "Pollo alle prugne", poi rifiuterà tutte le stronzate che i multisala ci rifilano in continuazione.  Ve lo immaginate? Centinaia di registi, autori, produttori che devono tornare a impegnarsi per fare film belli invece di rimanere seduti sugli allori e rifilare la solita sbobba preriscaldata. Che vittoria sarebbe!

Fatemi un favore: se leggete questa recensione e provate curiosità e voglia di vedere questo film, scaricatelo pure da internet ma, se dopo che l'avrete visto sarete d'accordo con me, comprate il DVD o il Blue-ray. Diamo soldi ai film che ci piacciono davvero, a quelli davvero belli. E non diamo nulla ai tanti film fotocopia che ci ammorbano quotidianamente. Solo così le case di produzioni saranno costrette a investire sulla qualità delle opere. (Il mio è un sogno impossibile... lo so).

ALTRI FILM RECENSITI

martedì 20 novembre 2012

CONSIGLI SULLA PICCOLA EDITORIA 5 (NOVEMBRE)

Penultimo mese, penultima (speriamo) infornata dell'anno. Altri tre libri poco conosciuti ma di buon valore che spero possano interessarvi e stuzzicare la vostra curiosità.

STANZE DI CARNE - ALESSIO GRADOGNA (GENERE - Mystery/erotico, EDITORE - Lettere animate, ANNO - 2012, PAGINE -132, VOTO - 7)

Vincent è un uomo insoddisfatto dalla propria vita e dal proprio matrimonio ormai sterile. Su consiglio di un suo amico che non vede da tempo, lascia tutto e lo raggiunge in Francia, a Lione. Qui si trova ospite di una villa molto particolare dove nessun desiderio sembra proibito. Una sorta di paradiso terrestre, ma le cose non sono come sembrano.
Questo "Stanze di carne" è permeato da un'aura malsana molto ben riuscita e l'intreccio mystery/erotico è ben dosato dalla buona penna di Gradogna (anche se non sarebbe guastato osare un po' di più da entrambe le parti). Il finale vuole essere a sorpresa, ma non è impossibile da prevedere. O almeno, io ci sono riuscito un po' troppo presto. Forse è un azzardo comprare il libro cartaceo, ma comprare l'e-book (che ha un prezzo contenutissimo) non è uno spreco di denaro.

GOBBI COME I PIRENEI - OTELLO MARCACCI (GENERE - indefinito, EDITORE Neo., ANNO - 2011, PAGINE - 284, VOTO - 9)

VINCITORE STREGOSCAR 2012

Per quel che mi riguarda, questo lavoro di Marcacci è un piccolo gioiello della letteratura italiana degli ultimi anni. Eugenio Bollini, il protagonista del romanzo, è un personaggio riuscitissimo e la sua aurea da eterno incompiuto (intelligente, ma non tanto da entrare nel MENSA. Ciclista professionista, ma non un campione e ormai sulla strada del ritiro) è descritta magistralmente dallo scrittore Grossetano. La prima parte (molto filosofica e un po' lenta) è quella che forse colpisce meno, ma serve per preparare la strada alla seconda dove Bollini, per rispettare un giuramento fatto al padre ormai defunto, prende parte al suo ultimo Tour de france: gara che non è mai riuscito a terminare. La descrizioni delle varie tappe sono davvero ben fatte e le interviste di rito a fine corsa sono da sbellicarsi (classico tocco toscano). In mezzo alle vicende  puramente sportive ci sono una serie di sotto-trame, a volte spassose, spesso drammatiche, che aumentano il valore del romanzo e ne fanno una storia davvero completa. Il finale è un po' stereotipato ma, nel complesso, regge a meraviglia. Consiglio assolutamente l'acquisto (se non si era capito).

E-DOLL - FRANCESCO VERSO (GENERE - Fantascienza/Erotico, EDITORE - Kipple, ANNO - 2009, PAGINE - 249, VOTO - 6,5)

In un futuro prossimo i gusti sessuali della maggior parte della popolazione sono cambiati. Sul nuovo mercato del sesso circolano dei replicanti che vengono usati per ogni perversione, anche la morte pur di soddisfare i clienti. Sono gli E-dolls, La storia, ambientata a Mosca, segue le vicende di Maya e di Angel: la prima è una ragazza umana che si finge E-doll, il secondo è un E-doll ermafrodito che cerca di diventare umano. Questo mentre, in tutto il mondo, molti E-doll iniziano a disattivarsi.
Con questo libro, Francesco Verso vinse il premio Urania nel 2008 e se uno scrittore vince il più grande premio di fantascienza italiano vorrà pur dire qualcosa. Io non ho letto la versione Mondadori, ma quella della Kipple pubblicata solo in e-book e tagliata di almeno una trentina di pagine (che l'autore considerava inutili). Il libro merita certamente, ma se dicessi che mi ha affascinato direi una bugia. Si ha sempre l'impressione che si giri intorno al nocciolo senza arrivare mai a una vera conclusione. Conclusione che, quando arriverà, sarà abbastanza deludente. Probabilmente gli amanti di fantascienza ed erotico apprezzeranno più di me.

venerdì 16 novembre 2012

GRANDI FILM SOTTOVALUTATI (18) - DELICATESSEN

DELICATESSEN
Anno : 1990
Genere: commedia/grottesco
Provenienza: Francia
Regia: Jean-Pierre Jeunet/ Marc Caro

In uno spazio-tempo imprecisato il cannibalismo pare ormai la norma. Un macellaio uccide alcuni dei suoi affittuari e ne rivende la carne a quelli superstiti, con cadenza variabile. La figlia del macellaio è disgustata dal comportamento del padre e all'arrivo di un nuovo simpatico coinquilino chiederà l'aiuto a una comunità clandestina di vegetariani. (da Wikipedia)

In tanti conosco "Il favoloso mondo di Amelie", magnifico film che ha portato alla ribalta l'ottimo regista Jeunet. Sono troppo pochi a conoscere questo "Delicatessen" che già mostra tutti i pregi che il grosso degli spettatori ameranno nella commedia romantica e surreale del 2001 (me compreso). 

Delicatessen non è altro che un'eccentrica favola surreale immersa in un mondo post apocalittico, con tocchi oscuri (persino splatter, ma di quello innocuo, che tutti possono sopportare), velata però da una dose di romanticismo e comicità nera davvero magistrale. Il duo Jeunet-Caro (al loro primo lungometraggio... importante ricordarselo) non sbagliano davvero nulla. Persino sul piano tecnico il film è assolutamente da incorniciare: L'uso delle luci a tono giallo creano una fotografia affascinante e il condominio, così pieno di oggetti, tubature, porte scricchiolanti e sbuffanti costruisce un'atmosfera ideale dove far svolgere una storia del genere.
I personaggi, tutti stralunati ed eccentrici all'eccesso, sono descritti in maniera eccelsa (che parolone) e in molti casi, ad esempio la donna depressa che cerca di togliersi la vita senza successo, vi strapperanno più di un sorriso. Magnifica anche la scena di sesso sul letto cigolante, che crea un vero e proprio concerto. Potrei continuare con gli esempi (anzi, mi piacerebbe visto che mi diverto anche solo a scriverne) ma non sarebbe giusto togliervi il gusto di scoprirli da voi.

Concludendo, consiglio la visione di questo film a tutti i fan de "Il favoloso mondo di Amelie", a tutti gli amanti di film strani e grotteschi e a tutte le persone che riescono ancora a sognare, persino di questi tempi. Se non siete in queste tre categorie, lasciate pure perdere. Questo film non farebbe altro che annoiarvi a morte.

ALTRI FILM RECENSITI

giovedì 15 novembre 2012

LA LEGGENDA DEL VENTO - STEPHEN KING

Pubblicato in Italia da Sperling & Kupfer nel 2012

Non propriamente un romanzo, ma una mini antologia di tre racconti scritti con lo stile delle scatole cinesi (uno dentro l'altro), questo libro di Stephen King l'ho praticamente divorato, arrivando a pagina 375 in meno di due giorni. 
Comprandolo ho avuto due impressioni (quasi folgorazioni, potremmo dire): la prima è che sarebbe stata una marchetta allucinante, la seconda è che non mi sarebbe piaciuto affatto. Potremmo dire che mi sono sbagliato a metà: perché "La leggenda del vento" E' UNA MARCHETTA ALLUCINANTE, ma l'ho adorato dalla prima all'ultima pagina.

Lo scrittore del Maine ritorna sulla sua lunghissima ed epica creatura a metà tra il western e il fantasy, quella della Torre Nera, infilando questa storia tra il quarto e il quinto libro della serie. 
La leggenda del vento non toglie né aggiunge nulla alla saga, ma racconta qualcosa sulla giovinezza di Roland Deschain, il pistolero protagonista assoluto della saga stessa. A pensarci bene è un po' quello che fece nel libro: "La sfera del buio", con risultati simili (nel bene e nel male... ma ci arriveremo più tardi) a quest'ultima fatica.
Ma andiamo con ordine:

Il libro si apre con il Ka-tet (il gruppo scelto dal destino... per dirla in maniera mostruosamente semplificata) di Roland, alle prese con una terribile tormenta chiamata Starkblast in grado di distruggere ogni essere vivente in pochi attimi. I poveretti trovano rifugio nell'unica casa di pietra di un villaggio abbandonato e per passare il tempo, Roland racconta al gruppo due storie (con lo stile delle scatole cinesi, come già detto).
Senza spoilerare (e non è facile): La prima narra la storia del giovane pistolero Roland, inviato dal padre in un lontano villaggio prima a scoprirne l'identità e poi a uccidere uno Skin-man (un uomo che riesce a trasformarsi in qualsiasi animale selvaggio) che terrorizza la popolazione locale.
La seconda, narrata dal giovane Roland della prima storia a un bambino testimone di un attacco dello skin-man, racconta le vicende di Tim Strongheart, un ragazzo di undici anni costretto ad attraversare un'intricata e pericolosa foresta per aiutare la madre. 

La prima storia scorre bene e il mistero riesce a prendere abbastanza il lettore. Come sempre la penna di King (e la traduzione di Dobner) risulta efficace. Il vero capolavoro è rappresentato però dalla seconda storia: in queste poco più di cento pagine lo scrittore statunitense ci ricorda il perché del suo successo incredibile. A pensarci bene la storia non è originalissima per un fantasy, ma staccare gli occhi dalle pagine risulta un'impresa al limite dell'impossibile (e considerate che il fantasy non è per nulla il mio genere preferito).

Cosa dire di questo libro nella sua interezza? Beh, che è proprio un bel libro. ma cosa c'entra la Torre nera? King avrebbe dovuto avere il coraggio di pubblicare un gran bel lavoro fantasy senza dover scomodare Roland e compagni (proprio le stesse critiche fatte da molti per quanto riguarda "La sfera del buio") visto che qui la Torre nera non c'entra assolutamente nulla. Anche in questo caso si è ulteriormente allungata una saga già di per sé infinita.
In ogni caso anche i non fan della Torre possono leggere e apprezzare "La leggenda del vento", anche se con qualche piccola difficoltà.

Dallo stesso autore: Joyland22/11/63Notte buia, niente stelleShiningColorado KidDoctor SleepL'acchiappasogni

ALTRI LIBRI RECENSITI

mercoledì 24 ottobre 2012

ROMA 1960 - DAVID MARANISS

Prima pubblicazione 2008. Pubblicato in Italia da Rizzoli nel 2010

Lavoro titanico quello di Maraniss che condensa in 430 pagine i 18 giorni delle Olimpiadi di Roma. Olimpiadi non solo importanti da un punto di vista sportivo (ad esempio, la leggenda di Cassius Clay, che poi diventò Mohamed Ali, incominciò qui), ma si stava anche entrando nel pieno della guerra fredda, con USA e URSS intenti a sfidarsi su due livelli: politico e sportivo.


Questo libro non è soltanto un grande lavoro di storia dello sport (considerate che solo la bibliografia conta quasi 40 pagine), è anche un pregevole romanzo che si insinua nei segreti (nel gossip diremmo oggi)  della più grande manifestazione sportiva moderna: l'Olimpiade.

E' difficile che un appassionato di sport non rimanga affascinato dalle storie dei vari atleti, pronti a sfidarsi nelle varie competizioni sportive. Naturalmente un occhio di riguardo è lasciato all'atletica (non a caso la regina degli sport). Gente come l'Etiope Abebe Bikila, che vinse la maratona romana a piedi nudi, o Wilma Rudolph che, trionfando nel settore della velocità femminile, diede onore e visibilità a un sesso ancora considerato di serie B e tanti altri ancora.
Ma le olimpiadi di Roma furono famose anche per altri motivi, alcuni tragici come il primo caso di morte per doping, altri avveneristici come le prime riprese puramente per la TV.

L'unico neo di questo libro sta nelle dimensioni. Forse 430 pagine sono un po' troppe e le ultime rischiano di essere un po' indigeste ai meno appassionati di sport. Però, a pensarci bene, quale non appassionato di sport leggerebbe questo libro?


Voglio lasciarvi con le parole di Avery Brundage: il presidente del CIO di allora. Nonostante siano passati tanti anni e lo sport non è più quello di allora (sopratutto a causa dell'enorme giro di soldi), queste parole hanno ancora un loro senso e una loro altissima dignità.


Le olimpiadi raccolgono e fanno incontrare gente che viene da tutto il mondo, d'ogni razza, colore religione e credo politico. Tutti riuniti in una manifestazione di buona volontà. Nella loro forma moderna per sessantaquattro anni (Ora sono 116 n.d.r.), senza eserciti, con pochi fondi, solo grazie al contributo dei volontari e alla forza di un'idea potente.


ALTRI LIBRI RECENSITI

venerdì 19 ottobre 2012

CONSIGLI SULLA PICCOLA EDITORIA 4 (OTTOBRE)

Diciannove giorni fa dissi che questa rubrica sarebbe stata bimestrale. Poi, in neanche un mese, mi sono capitati tra le mani tre bei libri poco conosciuti ma di buon valore. Al diavolo le mensilità o le bimensilità; quando arrivo a tre bei libri pubblicati da piccole case editrici, ne scrivo e basta. D'altronde non sono mai stato una persona precisa.


TRE IO - MARIO ROSSI: (GENERE - Noir/Grottesco, EDITORE -  Neo., ANNO - 2009, PAGINE - 138, VOTO - 8)

Romanzo originale, quello di Mario Rossi (pseudonimo), più nello stile (cromatico) che nella storia in sé. I tre personaggi descritti: Dante (un uomo cinico che parla come un filosofo d'altri tempi), Giulia (una donna bella e annoiata, che vuole tradire il marito con un perfetto sconosciuto qualsiasi) e Andrea (il solito palestrato "discotecaro e fighetto" che pensa solo a cosa farà il prossimo fine settimana), si alternano come protagonisti durante una lunghissima notte urbana. Le pagine (con le lettere colorate in maniera diversa a seconda del protagonista momentaneo) scorrono molto bene, la penna di Rossi è pungente e caustica quanto basta. Più di una volta mi sono ritrovato a sorridere o a fare una faccia sconcertata mentre le vicende si alternavano. Molto sensuale la parte con Giulia (la protagonista che ho trovato meglio descritta) provocante in autobus. Il finale è crudo e a sorpresa. Troppo shockante ma poco convincente, visto l'andamento generale della storia.

In ogni caso, caldamente consigliato.
LINK AL LIBRO


HITLER ERA INNOCENTE - ALDO MOSCATELLI: (GENERE - Storico/drammatico, EDITORE - I sognatori, ANNO - 2008, PAGINE - 196, VOTO - 8)

Non si tratta di una bestemmia neonazista e neppure di revisionismo storico, ma di un libro nero, come nera è la "fiaba" che ci racconta Moscatelli. Da un punto di vista estetico non esiste niente di più neutrale; non ci sono scritte sulla copertina, come a voler dire che il nazismo meriti di essere obliterato. Però il libro parla proprio di questa malsana corrente politica, proprio per ricordarci di non farlo. Non si può dimenticare un orrore come questo (Storia maestra di vita).

Il "Lager Libertà", dov'è ambientato gran parte del romanzo,  è la summa di tutti i campi di concentramento nazisti. La prova sta nel fatto che tutti i personaggi sono di religione, credo politico, razza ed estrazione culturale differente, come a voler indicare che il nazismo dev'essere nemico di tutti. I vari fatti descritti nel campo sono terribili, ma Moscatelli non rinuncia mai a una flebilissima speranza. Speranza che esploderà nel concitato finale, ma la parte più "alta" del romanzo si trova nelle ultime pagine, pregne di una domanda al quale forse è impossibile dare una risposta certa: com'è possibile far si che quello che è successo non ricapiti mai più? Con la violenza o con il ricordo? 

Dallo stesso autore: Le invio un manoscritto, attendo contratto

LINK AL LIBRO


BRIANZA NIGHT BLUES - OMAR GATTI: (GENERE - Noir, EDITORE - La ponga edizioni, ANNO - 2012, PAGINE - 94, VOTO - 8)

Esistente solo in eBook


Di Omar gatti avevo già recensito un lavoro: Notturno parigino, sempre edito in eBook da questa giovanissima casa editrice. Era un bel mini-romanzo (seppur con qualche riserva), ma questa raccolta di racconti noir ambientati nella ricca Brianza lo supera. Mi piace molto lo stile di Gatti; mi piace la sua penna tagliente, le sue atmosfere cupe, il suo umorismo amarissimo. Questi tredici brevi racconti hanno tutti un loro perché e, a parte un paio di eccezioni, svettano ben oltre la sufficienza. Ogni storia mostra un differente dramma umano, figlio della triste attualità che stiamo vivendo di questi tempi. Non ci sono eroi in queste pagine, persino i cattivi spesso inducono al compatimento piuttosto che alla rabbia vera e propria. I racconti che più mi hanno colpito sono: "Il passato è la malattia dei vecchi" per il profondo pessimismo di fondo. "Ladro di sguardi" Per lo stile velocissimo, semplice e praticamente perfetto nella sua estrema semplicità. "Brianza night blues" Ottimo esempio dell'umorismo amaro di cui parlavo poco fa.

Un autore giovane da tenere d'occhio, che In più ha creato un notevole blog che tratta noir: Noir italiano.

Dallo stesso autore: Notturno parigino

LINK AL LIBRO

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