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venerdì 7 dicembre 2012

GRANDI FILM SOTTOVALUTATI (21) - BLACK DEATH

BLACK DEATH
ANNO - 2010
GENERE - Storico/Drammatico
PROVENIENZA - Gran Bretagna/Germania
REGIA - Christopher Smith

Anno del Signore 1347, la peste nera flagella l'Europa decimandone gli abitanti. Una piccola delegazione di guerrieri viene inviata dal vescovo per indagare su un villaggio sperduto in mezzo a una palude. Il villaggio sembra immune al contagio grazie all'opera di un fantomatico negromante al servizio di satana. Ad accompagnare gli uomini ci penserà un giovane frate segretamente innamorato di una ragazza scappata dalla città e diretta proprio in quei luoghi. Saranno cazzi amari per tutti!

Nell'ultima frase della trama ho cercato di buttarla sul ridere, forse per esorcizzare la crudezza e la seriosità di questo bellissimo e intelligente film.
Quando si parla di presunta magia nera o di inquisitori è estremamente facile cadere nei molti clichè del genere (monaci con lo sguardo vitreo, camere di tortura, donne mezze nude, demoni di vario genere etc). In Black Death questa cosa non succede e, lasciatemelo dire, è una vera fortuna. Ma andiamo con ordine:
Il film, girato con un budget ridotto all'osso, è un ottimo connubio di buona regia e prove attoriali solide e credibili; raramente mi è capitato di vedere una pellicola dove tutti gli attori sembrano adattarsi in maniera perfetta al proprio ruolo. Il capo della delegazione, Ulric (l'attore Sean Bean, il Boromir della Compagnia dell'anello) è costruito in modo magistrale e nonostante la sua cieca e fermissima devozione in Dio, la psicologia sfaccettata del personaggio ce lo fa sembrare solo e tormentato più che gretto o malvagio. Anche il giovane monaco Osmund (Eddie Redmayne) è credibile nel suo ruolo di novizio impacciato che ama profondamente Dio (in maniera quasi moderna), ma vorrebbe vivere la sua vita con la bella Averill (Kimberley Nixon). Mi ha ricordato l'Adso de Il nome della rosa, ma qui il personaggio è ancora più complesso e riuscito (Ovviamente mi riferisco al film e non all'inarrivabile libro di Umberto Eco). Anche i comprimari si difendono bene: il burbero Mold (interpretato dall'ottimo Johnny Harris) forse è il personaggio più credibile di tutto il film.
Ottimi attori quindi, ma anche l'atmosfera e la regia non è affatto da meno. La scena con l'entrata dei cavalieri nel villaggio è epica (non saprei come altro definirla) nella sua semplicità. Subito si respira un'aria malsana, ma non si capisce se essa provenga dal villaggio o dal manipolo di uomini che si appresta a compiervi una strage. Qui facciamo la conoscenza della conturbante e sensuale Langiva (Carice van Houte), che sembra comandare l'intero villaggio e cura Osmund da una brutta ferita al costato. E' lei la strega? E se anche lo fosse, è davvero malvagia? Il film gioca con questo dubbio, un dubbio che, a pensarci bene, resterà incerto fino alla fine. 
Vorrei scrivere di più, ma ho paura di rivelare parti importanti e farvi così passare la voglia di vedere questa opera d'arte. Sarebbe un errore imperdonabile, questo film (da noi passato scandalosamente solo in DVD) non è un film che prova a essere intelligente. Questo film E' intelligente e, cosa più importante, ti costringe a pensare su un argomento sul quale molti di noi ragionano per partito preso: chi dalla parte della religione, chi contro. Magari fosse così facile, magari fosse tanto semplice separare il bene dal male. 
Già, il bene... Dov’è il bene in questa pellicola? Forse non c’è, forse il bene non è più proprio dell’uomo. Un uomo che, qualunque cosa faccia, riesce a tirare fuori solo la parte più negativa ed egoista di sé, persino nel gesto d’amore più grande che possa compiere. In questo, cristiani, pagani o atei non sono per nulla diversi.

PS - Finale che in cinismo rivaleggia con the mist. Gli amanti dell'happy ending sono avvertiti

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