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mercoledì 16 gennaio 2013

FUMETTI CHE PASSIONE - UN POLPO ALLA GOLA

Lo ammetto senza nessun problema: sono diventato uno ZeroCalcare-dipendente. A questo punto qualcuno potrebbe obiettare: "Chi cazzo è, Zerocalcare?" Beh, se proprio non lo sapete (e se siete appassionati di fumetti e autori italiani, dovreste vergognarvi) vi consiglio di fare un salto nel suo blog, prima di continuare a leggere qui: http://www.zerocalcare.it/.
Non so se sia il metro di giudizio più adatto, ma questo autore romano credo possa essere considerato come il nuovo Leo Ortolani (il creatore di Rat man, per quei quattro gatti che non lo sapessero) se non altro per la sua partenza da niente e per lo strepitoso successo underground. (Per Leo accadde grazie a fumetti auto-prodotti, per Zero grazie al web... passano gli anni e ci si adatta). Il primo ora è un autore affermatissimo, il secondo lo sta diventando sempre di più e sono sicuro che se ne sentirà parlare ancora a lungo.

Avevo già parlato di ZC per il suo "La profezia dell'armadillo", ottimo connubio di storielline allegre da blog e dramma esistenziale. In questo "Un polpo alla gola", l'autore romano si supera e ci mostra tutte le sue capacità di sceneggiatura. Mystery, commedia, giallo, thriller, dramma, tutti uniti insieme in un magnifico romanzo (smettiamola di dire che i fumetti non sono romanzi. I fumetti SONO romanzi disegnati e hanno la stessa identica dignità di quelli scritti!) di formazione.
Per i nati negli anni '80 sarà impossibile non immedesimarsi nella storia, sopratutto nel prologo, dove si vede il piccolo ZeroCalcare e i suoi amici alle prese con una strana e paurosa villa abbandonata e con la vita da scolaro, piena di bulli, ingiustizie da parte di adulti e ragazzini. Proprio da una di queste ingiustizie prende vita "il polpo" che rimarrà la costante anche negli anni della crescita dei personaggi.
La parte più importante del romanzo disegnato riguarda proprio la maturazione dei personaggi, una maturazione che non piace e viene osteggiata in qualsiasi modo da quasi tutti i personaggi stessi (sicuramente dai due protagonisti maschili, un pò meno da Sarah, la protagonista femminile. Sì sa che le donne maturano prima), tanto che i tre torneranno nella villa misteriosa sia durante l'adolescenza, che da adulti.
Secondo me è proprio questo che simboleggia la villa e l'oscuro mistero che c'è dietro: la difficoltà di crescere, diventare adulti e perdere quella sana curiosità incosciente che si aveva da bambini.

"Ricorda: nessuno guarisce dalla propria infanzia." dirà uno dei personaggi. Frase poi ripresa per la quarta di copertina.

Pur senza stare a filosofeggiare sulla sindrome di Peter Pan, "Un polpo alla gola" è un romanzo godibilissimo sia dagli amanti del giallo che da quelli della commedia. Un gigantesco passo in avanti nella carriera di ZC, un passo in avanti verso la maturità (artistica).

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