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mercoledì 23 gennaio 2013

GRANDI FILM SOTTOVALUTATI (24) - MANHUNTER FRAMMENTI DI UN OMICIDIO

MANHUNTER - FRAMMENTI DI UN OMICIDIO
Anno - 1986
Genere - Thriller
Provenienza - USA
Regia - Michael Mann

L'agente Will Graham (William L. Petersen) deve indagare sul serial killer Francis Dollharhyde (Tom Noonan), che fa stragi di povere famiglie innocenti. L'agente cerca di pensare con la mente del mostro; ma il gioco diventa estremamente pericoloso, specie quando chiede aiuto allo psichiatra cannibale Hannibal Lecktor(!) ( Brian Cox).
(Dal dizionario dei film 2011: Il Mereghetti)

Ok, molti di voi, leggendo la trama sopra riportata, probabilmente ora saranno parecchio perplessi. quindi prima di parlare del film, vediamo di fare chiarezza sulla nascita del film stesso:

nel 1981, lo scrittore Thomas Harris, pubblica un libro che in Italia prenderà il titolo di: "Il delitto della terza luna" che in seguito verrà conosciuto anche col suo titolo originale: " Red dragon". Il produttore Dino De Laurentis, intravede la possibilità di farne un bel thriller e acquista i diritti. Nel 1986 esce nelle sale "Manhunter", dove fa la sua prima comparsa l'ormai famosissimo Hannibal Lecter (qui storpiato in Lecktor e interpretato, non da Anthony Hopkins, ma da Brian Cox). Risultato? Il film è davvero buono, ma il flop al botteghino è clamoroso. Così, quando Harris pubblica nel 1988 "Il silenzio degli innocenti", De Laurentis decide di regalare i diritti cinematografici a Jonathan Demme che ne ricava il film con Hopkins che tutti noi conosciamo. Naturalmente il solito De Laurentis si accorge della cagata appena fatta e si riappropria dei diritti, producendo lo scarso "Hannibal" e il buon "Red dragon", quest'ultimo, remake proprio di Manhunter. Un bel casino, non c'è che dire.

Lasciando da parte la storia, cosa possiamo dire di questo misconosciuto film? Beh, che nonostante il flop, è un prodotto davvero ottimo. Mann da notevole spazio sia alla figura del cacciatore che a quella del maniaco, ponendo parallelismi davvero interessanti sulle due psicologie dei personaggi; così diverse eppure unite da una grande fragilità di fondo. Anche la storia d'amore tra il serial killer e la ragazza cieca, è da applausi. Mann crea un'atmosfera allucinata, ma forse un po' troppo ricercata e che bada più alla forma che alla sostanza (col rischio, avverato, di far annoiare il pubblico che infatti ha cassato la pellicola). La fotografia è davvero ben riuscita e iperrealista, merito del nostro Dante Spinotti (che poi dirigerà la fotografia de "Il silenzio degli innocenti", in maniera diversa ma ugualmente riuscita). Gli attori fanno un lavoro superbo, sopratutto il maniaco (Noonan) riesce a essere più credibile del suo corrispettivo nel remake, che comunque si difende bene.

Per quanto riguarda il personaggio di Lecktor/Lecter, bisogna fare un ragionamento più approfondito: girando per i tanti blog e forum che trattano di cinema, ne ho lette di tutti i colori: c'era chi consigliava al povero Brian Cox di sotterrarsi per la vergogna e chi lo considerava addirittura migliore di Hopkins (bestemmia!). La verità è che i due attori hanno dato entrambi grandissime prove recitative, ma il Lecter di Hopkins supera di due spanne il Lecktor di Cox, e chiunque con un po' di sale in zucca ve lo potrà confermare.
In ogni caso, questo Manhunter rimane un film da vedere, anche solo per conoscere la vera origine del mito che ha affascinato gli amanti del "cannibale" per tutti questi anni.

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