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lunedì 29 aprile 2013

SHINING - STEPHEN KING

Pubblicato nel nel 1977

Quando uno legge questo titolo, pensa immediatamente all'immenso film girato da Stanley Kubrick nel 1980. Non c'è nulla di male in questo, "Shining" resta un film sconvolgente, forse il miglior horror della storia del cinema, di sicuro il miglior horror del sottogenere: "casa demoniaca".
Ma, come spesso accade, prima della pellicola venne la carta stampata. Fu storica l'incazzatura dello scrittore Stephen King (già famosissimo, ma non ancora il "Re del brivido") alla visione del film di Kubrick colpevole, secondo King, di aver stravolto la sua storia, in particolare il finale.
Adoro King, ma fino a poco  pensavo che quella vicenda fosse stato lo sclero di uno scrittore iroso e invidioso di un uomo dal genio più grande del suo, che era riuscito nel difficile compito di portare al cinema un'opera migliore di quella letteraria.
Mi sbagliavo.
Il film sarà sempre una pietra miliare, ma il romanzo raggiunge tocchi incredibili e supera l'ottima opera di Kubrick sotto diversi punti vista. Il personaggio di Jack Torrance (interpretato sul grande schermo da un grande Jack Nicholson) è immensamente più variegato nel romanzo e la sua lenta discesa nella pazzia (forse sarebbe meglio dire nella possessione) è molto meglio rappresentata. Stesso discorso per il figlioletto Danny, costretto a convivere con un potere grandissimo(lo shine... tradotto con l'aura. Praticamente un sesto senso portato a livelli sovrumani) che gli farà vivere momenti e visioni terribili, sopratutto per un bambino di cinque anni. Probabilmente l'unico personaggio peggio riuscito rispetto al film è la moglie di Jack, Wendy (interpretata al cinema da Shelley Duvall), ma credo anche che il motivo debba essere ricercato nell'incredibile recitazione dell'attrice Duvall, piuttosto che dalla scarsa bravura dello scrittore King.
Un discorso a parte va fatto per l'Overlook hotel, l'albergo che Jack Torrance e fa famiglia devono sorvegliare durante il duro inverno del Colorado. Poche volte mi sono imbattuto in un cattivo così inquietante e diabolico. Sopratutto nel finale, quando nel film l'importanza dell'hotel sembra scemare un po', King mette in atto un dramma horror dal grande potere claustrofobico che rende impossibile staccare gli occhi dalle pagine. Qui l'odio e la bramosia dell'hotel diventano letteralmente palpabili (pensate alle siepi) e viene dato libero sfogo a tutta l'inquietudine spalmata a piccole dosi in praticamente tutte le pagine precedenti. La cosa avviene solo in parte nel film, che può comunque vantare la riuscitissima scena della fotografia (in pratica l'ultima scena che appare sullo schermo) che comunque va a modificare drasticamente l'epilogo kinghiano.

Basta così, volevo fare una recensione e invece mi sono ritrovato a comparare due grandi opere nate dalla genialità (dello shine?) di due grandissimi artisti. Una cosa probabilmente inutile.
Vi consiglio sia di guardare il film che di leggere il romanzo, sta a voi decidere quale sia l'opera superiore (ammesso che sia una cosa importante e non sia più intelligente goderseli e basta).

Dallo stesso autore: Notte buia, niente stelleLa leggenda del ventoJoyland22/11/63Colorado KidDoctor SleepL'acchiappasogni

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sabato 27 aprile 2013

GRANDI FILM SOTTOVALUTATI (28) LE STREGHE DI SALEM

LE STREGHE DI SALEM
Anno - 2012
Genere - Horror
Provenienza - USA, GB, Canada
Regia - Rob Zombie

La rocker Heidi lavora come DJ in una piccola stazione radiofonica della città di Salem assieme ai colleghi Whitey e Munster Herman. Un giorno, arriva in radio un misterioso vinile indirizzato a Heidi e spedito da una band sconosciuta: i "Lord". La ragazza pensa  si tratti di una nuova rock band in cerca di visibilità, ma ascoltando una traccia inizia ad avere strane visioni del passato, visioni che iniziano a farsi sempre più preponderanti, sopratutto nel suo appartamento. Le visioni hanno un qualcosa di demoniaco, e il fatto che avvengano nella città di Salem (famosa in passato per essere stata la sede di una delle più famose cacce alle streghe della storia) non può essere casuale. La traccia passa in radio e altre donne sembrano attratte. 

Torno ora dal cinema. 
Torno ora dalla visione de: "Le streghe di Salem", sesto film (tra cui un lungometraggio d'animazione) del buon Rob Zombie, ex cantante della band metal White zombie e, ormai  da alcuni anni, regista horror.
Che dire di questo film? Beh, la prima cosa che potrei dire è che non sono ancora riuscito a capire se mi sia piaciuto o no, e il perché. E allora che motivo ho di recensirlo? Direi che il motivo principale è che, a prescindere se la pellicola mi sia piaciuta o meno, rispetto e apprezzo il coraggio che ha avuto Zombie nel creare un film talmente fuori dagli schemi che, mi ci gioco tutto, sarà un mezzo fiasco al botteghino. 
Mi risuonano ancora nelle orecchie le parole della sconosciuta seduta accanto a me in sala, pronunciate all'inizio dei titoli di coda: "Che cazzata!". Rispetto la sua visione, ma "Le streghe di Salem" forse può essere un brutto film, ma di sicuro non è una cazzata e, come se non bastasse, rappresenta un raro caso di coraggiosa sterzata all'infuori dell'ormai sonnacchioso genere horror. Una sterzata profonda ma non del tutto originale, visto che coglie a piene mani i lavori di famosi registi anni '70 e '80. Dario Argento, Mario Bava, Ken Russel,  Roman Polanski, Stanley Kubrick (in Shining) e potrei continuare, dando però una propria personale visione della faccenda (Più o meno come fa Tarantino). Comunque se conoscete e apprezzate almeno la metà dei registi elencati, sarà molto difficile che concluderete la visione del film con le stesse parole della mia vicina di poltrona.
Gli esempi di questa sterzata votata al suicidio sono innumerevoli: quello che colpisce di più sono gli abbondantissimi nudi (anche integrali... il film è vietato ai minori di 14 anni) femminili, così lontani dai cliché che non possono non colpire. Credo  sia la prima volta al cinema in cui mi capita di osservare nudi "veri", nel senso di donne normali (in alcuni casi molto in là con gli anni), con i loro evidenti e, per una volta umani, difetti estetici. In sala si sono notati risolini ironici ed espressioni schifate... io ho apprezzato la naturale sincerità.  Un altro ottimo esempio va ricercato in tutta la seconda parte, piena zeppa di simbolismi grotteschi e spesso ermetici, e manierismi forse un po' troppo forzati (mi hanno ricordato vagamente le scene di Twin Peaks... quelle oniriche col nano, avete presente?), che fanno da contraltare a una prima parte che rientra più nei binari del normale horror di possessione demoniaca. Da cineteca l'immagine mariana che, più blasfema di così non si poteva fare.

Per concludere, Le streghe di Salem è un film bello o brutto? Non so rispondere a questa domanda, ma credo che questa pellicola, pur avendo una distribuzione più che rispettabile, verrà apprezzata solo da una nicchia di spettatori già svezzata al cinema horror grottesco. Non che questo tipo di spettatori sia più intelligente o migliore di altri, è solo che è più preparata alla visione e sa apprezzare cose che la maggior parte del pubblico non riesce a comprendere (non credo sia sempre un bene, visto che grottesco ed ermetico non sono sinonimi di opera d'arte... cosa che molti pensano). 
Di sicuro non è l'opera che consiglierei per iniziare a conoscere questo regista.

PS: anche se gli anni passano per tutti (e in questo film si nota parecchio), Sheri Moon Zombie, moglie e musa del regista, rimane una donna dalla sensualità incredibile.

martedì 23 aprile 2013

CONSIGLI SULLA PICCOLA EDITORIA 9 - (APRILE)

Cari lettori e care lettrici, benvenuti al nono appuntamento della rubrica che scova buone letture poco conosciute e tenta di farle conoscere a un pubblico più ampio possibile. Questo mese vi proporrò tre libri: un ottimo romanzo (abbastanza conosciuto, a dire la verità) e due racconti digitali, classificati 10° e 9° a un concorso indetto dal blog: corpifreddi.it e pubblicati dalla casa editrice tedesca: Chichili agency. concorso a cui io ho partecipato classificandomi 7°. Ogni mese parlerò brevemente di due di questi dieci racconti vincitori (quindi anche del mio) e cercherò di farlo nella maniera più imparziale possibile.

IL 18° VAMPIRO - CLAUDIO VERGNANI (GENERE - Horror, EDITORE - Gargoyle books, ANNO- 2009, PAGINE - 547, VOTO - 9)

Ero indeciso se recensire questo ottimo romanzo horror in questa rubrica, oppure come un normale romanzo. Dopotutto il successo di pubblico è stato buono e la Gargoyle, pur non essendo una major, non può certo definirsi una piccola casa editrice. Dopo averci pensato a lungo, ho optato per inserirla in rubrica, ma questo poco importa. Quello che importa davvero è che ogni appassionato di letteratura horror e di vampiri non può lasciarsi sfuggire il lavoro di Vergnani.
Dite pure addio agli insopportabili vampiri fighetti che ammorbano ormai da anni librerie e cinema di tutto il mondo, i vampiri descritti in queste pagine poco hanno di romantico o "luccicante". Sono delle vere carogne (in tutti i sensi) simili a zombie, vulnerabili di giorno ma indistruttibili di notte e senza più alcun sentimento umano (con qualche piccola eccezione, come ad esempio la ragazzina vampiro che compare in poche, ma toccanti scene). Anche i cacciatori di vampiri non ricordano affatto il loro "antenato" Van Helsing. Sono invece antieroi soli e disperati, forse più dannosi che utili, ma che continuano imperterriti a compiere la loro missione perché: "Non è un compito difficile (di giorno) ed è sempre meglio che lavorare". Tra tutto il gruppo di cacciatori (veri e propri relitti umani) spuntano Claudio (protagonista  e voce narrante. Squattrinato, solo, dedito all'alcol e ai sonniferi) e Vergy (un forzuto ex parà ed ex mercenario, anche lui alcolista e profondamente cinico). Sarà proprio Vergy a veicolare le parti più "divertenti" (si parla comunque di umorismo davvero macabro) e fungerà da vera e proprio spalla del protagonista Claudio. Merita di essere ricordata anche la figura de L'amica: coordinatrice del lavoro dei cacciatori e figura davvero misteriosa e, a suo modo, sensuale.
Vergnani, con uno stile che ricorda molto Lansdale (e non Stephen King, come ho letto in altre recensioni), con la scusa del romanzo horror mette in atto una drammaticissima commedia fuori dagli schemi del politicamente corretto e perennemente a cavallo tra presente e passato, sfiorando spesso una sorta di gotico grottesco (la fantastica parte della rocca e gli assurdi rituali che vi si svolgono, oppure la visita notturna ai misteri di Venezia), splatter (in certi casi, davvero disgustoso), fino ad arrivare a un vero e proprio preludio all'apocalisse.
Nonostante la considerevole mole di pagine scritte a caratteri mignon, lo stile risulta raramente prolisso ed è facile affezionarsi ai protagonisti che, comunque, non fanno quasi niente per rimanere simpatici o farsi apprezzare. Credo proprio che la costruzione dei personaggi principali sia stata l'arma vincente di Vergnani.
Se volessimo trovare un neo in queste pagine, credo proprio che potremmo trovarlo nella figura del 18° vampiro. Uno dei potenti "maestri" vampiri, che viene relegato a un ruolo quasi secondario e ha poco mordente (perdonatemi il gioco di parole). Per il resto, questo è uno dei migliori romanzi horror in cui mi sia mai imbattuto.
Consigliatissimo.
PS: Il libro è soltanto la prima parte di una trilogia. Spero di riuscire a recensire la seconda parte già per maggio. Per quanto riguarda la terza, niente da fare prima del 2014.

Dallo stesso autore: Il 36° giusto

LINK AL LIBRO

LAVORO NOTTURNO - ANTONIO FAZIO (GENERE - Thriller/Horror, EDITORE - Chichili agency, ANNO - 2013, PAGINE - 23, VOTO - 6,5)

Devo essere sincero; questo racconto di Antonio Fazio, classificatosi decimo al Concorso corpi freddi, mi ha lasciato un po' deluso. Credo che il problema principale vada ricercato sopratutto nell'esiguità delle pagine (bisogna però ricordare che nel concorso c'era un limite massimo di lunghezza) piuttosto che nell'imperizia dello scrittore. Infatti la storia, che tratta di un poveretto che viene quasi costretto a "bonificare" una casa piena zeppa di strane creature (si tira in ballo il voodoo), non è stata scritta male, ed è permeata da una sottile ironia di fondo che la rende anche gradevole. Purtroppo tutto è troppo veloce e le reazioni umane risultano abbastanza improbabili. Il finale inoltre risulta monco (anche se mascherato da finale aperto) e affrettato.
Non sconsiglio questo lavoro, ma credo che con qualche pagina in più avrebbe potuto rendere molto meglio.
LINK AL LIBRO

ROCK THE CASBAH - DAMIANO CELESTINI (GENERE - thriller, EDITORE - Chichili agency, ANNO - 2013, PAGINE - 25, VOTO - 7,5)

La bravata di una ragazzina problematica viene punita con 250 ore di servizi sociali da svolgere con un'associazione che si occupa di barboni, un serial killer inizia a sterminare senzatetto, un barbone con un passato incredibile e l'amore incondizionato per la musica dei Clash. In questo "Rock the casbah" (9° classificato) Celestini unisce assieme tutte queste cose e ne ricava un breve thriller davvero niente male, con un buon twist finale e una costruzione generale della trama che si regge bene sulle proprie gambe e scorre liscia come l'olio. Forse le ultimissime righe risultano troppo buoniste e stereotipate, ma in linea di massima non posso fare a meno di promuovere questo lavoro e consigliarlo.
LINK AL LIBRO

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sabato 20 aprile 2013

UN POPOLO DI SUDDITI

Dopo l'ennesima infame scenetta dell'elezione del Presidente della Repubblica Italiana, leggo molti commenti di gente che si sorprende di come non si sia scatenata una vera e propria protesta violenta (qualche tessera strappata e un paio di "pezzo di merda!" gridato verso i politici, non si possono certo definire protesta violenta).
Io non sono affatto sorpreso:
Forse non se ne rende neanche conto, ma l'italiano medio non pensa a se stesso come cittadino, pensa a se stesso come suddito e vive nella speranza che prima o poi il signorotto del momento rimedierà a tutto. L'italiano medio si crogiola in questa sterile speranza e guarda con diffidenza chi cerca di cambiare le cose.
Se guardiamo alla storia ci accorgiamo che nulla è cambiato dai tempi in cui dominava il Papa re, i Medici o le tante altre signorie sparse per lo stivale. Anzi, una cosa è cambiata radicalmente: a quei tempi, l'arte e la cultura venivano rispettate e supportate.

La foto di questo post è tratta dall'opera: "Circo Itaglia" dell'artista Pep Marchegiani .

mercoledì 17 aprile 2013

UNA BELLA RECENSIONE

Girovagando spensierato per il web, mi sono imbattuto in una bella (nel senso che è scritta molto bene... quasi meglio del racconto, mi verrebbe da dire. Ma non lo dirò) recensione del mio lavoro: "L'orco e la fanciulla" , pubblicato dalla casa editrice digitale "Lite edition". Questo racconto lungo è una miscela di erotico, dramma, horror e fantasy (un bel guazzabuglio, non c'è che dire) e si tratta del mio primo lavoro pubblicato (ora siamo a tre; faccio una pernacchia a tutti e ritorno a scrivere, da bravo artista borioso che già si crede una divinità). Per chi volesse saperne di più, c'è anche il link al libro sulla destra del post.

Linko volentieri anche la lusinghiera (grazie a Dio... sospirone di sollievo) recensione che mi vede come protagonista: recensione scrittevolmente.

Federico Pergolini.

lunedì 15 aprile 2013

FUMETTI CHE PASSIONE - SUORE NINJA

Qualche giorno fa ho fatto capolino in edicola. Una volta sarebbe stato un evento normale, ma da quando ho smesso di collezionare Dampyr, Dylan Dog e Dago, le mie escursioni alla ricerca di fumetti si sono fatte molto rare (giusto una volta ogni due mesi per acquistare Rat man).
Insomma, neanche ci pensavo a incominciare una nuova collezione, poi mi sono trovato tra le mani una strana copertina. Il nome dell'albo: "Suore ninja" mi è risultato così grottesco da attirare la mia attenzione. Mentre alla lettura del titolo: "Zombie gay in vaticano" avevo già estratto i 2,90 euro per l'acquisto.

Cosa dire di questo "Suore ninja"? Beh, sinceramente non ero convintissimo di scrivere la recensione dopo aver letto soltanto un numero (in totale saranno 6 a cadenza bimestrale), ma visto il relativo scalpore che questo fumetto sta avendo, ho deciso di dire la mia.
In poche parole l'ho trovato un po' deludente. Per carità, la storia è oggettivamente originale e simpatica, ma resa in maniera che non mi ha soddisfatto del tutto. Ad esempio ho trovato le tre suore protagoniste, abbastanza incolori e poco incisive (ricordo che si parla solo del primo numero, magari nei numeri successivi non sarà così). Inoltre alcune gag mi sono sembrate troppo scontate e parecchio bambinesche. Anche gli zombie del titolo non hanno quel mordente che mi sarei aspettato e sembrano più che altro un contorno necessario al proseguo (fiacco) della storia. Ottimo invece il personaggio dell'onorevole Jovanardi (nella realtà l'omofobo politico del PDL, Carlo Giovanardi) che passa il tempo a schizzare gli omosessuali col liquidator ripieno di acqua santa e si trasforma in una specie di Hulk iper-cattolico. Si salvano anche alcune frecciatine rivolte all'ipocrisia del ricco clero romano e allo stato italiano, reo di essere troppo accondiscendente verso il vaticano. I disegni sono piuttosto stilizzati ma ben fatti e in definitiva non disturbano la visione.

Per ora non ho molto altro da dire. Pur non promuovendo questo lavoro del duo La Rosa - Cardinali, non lo boccio neanche e aspetto il secondo numero che uscirà a maggio. Riprenderò questo post allora e lo completerò. Al momento non mi sento di consigliare questo fumetto.

lunedì 8 aprile 2013

GRANDI FILM SOTTOVALUTATI (27) GRINDHOUSE - A PROVA DI MORTE

A PROVA DI MORTE
Anno - 2007
Genere - Azione/Thriller
Provenienza - USA
Regia - Quentin Tarantino

Stuntman Mike (Russel) incrocia in un bar le tre amiche Jungle Julia (Poiter), Arlene (Ferlito) e Shanna (Ladd), decise a passare una vacanza da sole. Sopo aver raccolto in macchina l'autostoppista Pam (McGowan), si lancia sulle tracce delle tre ragazze, deciso a testare la loro resistenza agli incidenti automobilistici frontali (forse a causa di un particolare feticismo). Qualche tempo dopo proverà a ripetersi con Abernathy (Dawson), Zoe (Bell) e Kim (Thoms) che girano allegra in auto per la campagna. Avrà però una brutta sorpresa.
(da: Il dizionario dei film Mereghetti 2012)

La prossima volta che andrete a fare una passeggiato per il centro delle vostre rispettive città, fate un test. Fermate dei completi sconosciuti e chiedetegli quale film di Tarantino hanno amato di meno. Alcuni vi diranno che non vogliono problemi e allungheranno il passo, stringendo con veemenza borsette e portafogli, altri vi manderanno sinceramente a cagare, mentre quelli che sanno di cosa state parlando probabilmente vi risponderanno: "A prova di morte".
Già, questo "Death Proof" è il film più vituperato del buon Quentin. Ma perché?
Uscito insieme a "Planet terror" dell'amico/collega Rodriguez, questo film ne condivide alcuni attori e lo stile, quello del Grindhouse, ossia filmetti (spesso erotici o voyeristici) dalla bassa qualità e dal basso costo che, fino agli anni '70 circa, erano proiettati nei cinema e nei teatri di second'ordine degli USA.
Tarantino quindi ha omaggiato una categoria di film oggettivamente brutti, e lo ha fatto creando una pellicola brutta a sua volta, sporca e... magnifica. Ogni inquadratura, ogni musica, ogni dialogo, ogni movimento di camera è un piccolo capolavoro mascherato da una effimera patina di bruttezza, studiata dal geniaccio statunitense in chissà quanti giorni di lavoro intellettuale durissimo.
Purtroppo il film non è stato capito ed è stato criticato da molti non esperti (e non lo dico come critica, ma come dato di fatto) di una certa tipologia di cinema. Un po' come le critiche verso Quella casa nel bosco, un film molto interessante ma difficilmente intellegibile dai non appassionati di horror. Penso anche che Tarantino se lo sarebbe dovuto aspettare, come si sarebbe dovuto aspettare i (relativamente) bassi incassi al botteghino.
Per fortuna questo stop non gli ha fatto perdere mordente, a giudicare dalla coppia di capolavori successivi: "Bastardi senza gloria" e "Django unchained".

Da un punto di vista attoriale è difficile chiedere di più. Tutte le attrici sono perfettamente nella parte e vengono dirette in modo ottimo dal maestro. Anche Kurt Russel recita in maniera egregia la parte del cattivo con strane turbe sessuali.
Se si vuole trovare un difetto al film, questo sta sicuramente nella sceneggiatura. La prima e la seconda parte si assomigliano un po' troppo e questo rischia di annoiare lo spettatore, anche se l'adrenalina viene tenuta ai massimi livelli per tutta la (breve) durata della pellicola.

Per concludere, "A prova di morte" merita di essere visto da tutti gli appassionati di Quentin, e rivisto con occhi più attenti da chi ha già bocciato la pellicola, magari assieme al coevo "Planet terror" che gli è anche superiore.
Forse riuscirete a ravvedervi.

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sabato 6 aprile 2013

FANTERIA DELLO SPAZIO - ROBERT A. HEINLEIN

Pubblicato nel 1959.
Pubblicato in Italia nella collana Urania (Mondadori) nel 1962

Opera davvero notevole quella di Heinlein, che io, modestissimo conoscitore di fantascienza, conoscevo soltanto per la discutibile (ma abbastanza gradevole da vedere) riproduzione cinematografica: Starship troupers (1997).
I paragoni con il film non si possono fare, in quanto la storia originale è estremamente diversa da quella cinematografica, dove si è puntato più sull'azione e recitato volutamente sopra le righe.

Oltre a essere un ottimo romanzo di guerra fantascientifica, il libro offre molti ottimi spunti di riflessione storico/sociologica. La società immaginata da Heinlein è fortemente militarista, ma allo stesso tempo semi-democratica (hanno diritto al voto solo le persone che decidono liberamente di  svolgere il servizio di leva, senza distinzioni di sesso, razza, religione etc.) ed estremamente meritocratica. Viene più volte accusata la vecchia società del XX secolo, collassata perché troppo debole, burocratica e buonista con i criminali. Viene accusato anche l'ormai obsoleto sistema occidentale secondo cui i diritti sono propri dei cittadini direttamente dalla nascita.
I diritti vanno invece guadagnati con sudore e abnegazione. In tal caso sono aperti a tutti.

L'estrema novità dell'idea dello scrittore è che non si può parlare di dittatura, ma invece di una forma di democrazia sconosciuta nella nostra storia e probabilmente inattuabile nella realtà.

Interessante anche notare come lo scrittore non da alcuna importanza alla razza (il libro è stato scritto alla fine degli anni '50, in piena segregazione razziale) anzi, lo stesso protagonista, Juan Rico è di origine Filippina e figlio di un importante uomo d'affari (borghese e quindi senza diritto di voto). Il ragazzo deciderà di non intraprendere la carriera universitaria, ma di arruolarsi per avere così lo status di cittadino vero e proprio. Durante il difficilissimo addestramento presso la fanteria spaziale, scoppia la guerra tra i mondi umani (terra e colonie) e quelli degli aracnidi: esseri intelligenti simili a giganteschi ragni, che minacciano la terra e arrivano a far esplodere l'intera città di Buenos Aires.
Rico si ritroverà invischiato nella guerra e incomincerà a prendere parte ai rischiosi lanci d'attacco verso i mondi dei ragni.

Nonostante i tanti rimandi storico/sociologici, "Fanteria dello spazio" rimane un bellissimo romanzo di guerra (spaziale) narrato molto bene e davvero scorrevole. Si entra facilmente in empatia con il protagonista e, considerando che venne scritto più di mezzo secolo fa, bisogna ammettere che le "innovazioni tecnologiche" rimangono in parte credibili e avveniristiche (anche se si nota la totale assenza di computer, persino nelle navi spaziali che viaggiano a velocità maggiori a quella della luce).

Consigliato a tutti gli appassionati di romanzi fantascientifici e di guerra.

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giovedì 4 aprile 2013

127 ORE - ARON RALSTON


Scritto nel 2004, pubblicato in Italia da Rizzoli nel 2011

Parlai di questa incredibile vicenda quando recensii l'omonimo film di Danny Boyle con James Franco nei panni dello sfortunato Ralston. 
Rimasi così tanto colpito da quella storia  da volerne leggere il libro, ed ora eccomi qua.
La vicenda, per chi non lo sapesse, tratta della disavventura del povero Aron Ralston, un ingegnere del Colorado con l'hobby dell'arrampicata, rimasto bloccato per quasi una settimana con il braccio destro schiacciato sotto un grosso masso all'interno di uno stretto canyon nel deserto dello Utah, con poco cibo e soltanto un litro d'acqua. Riuscirà a liberarsi la mattina del sesto giorno di prigionia, amputandosi il braccio incastrato, e ormai in inizio di decomposizione, con il solo aiuto di un coltellino poco affilato (non faccio spoiler, la cosa è chiara fin dalle prime pagine del libro).

Queste memorie di Aron, sono una lenta ma inesorabile discesa nell'inferno della disperazione che va di pari passo con la disidratazione e il crollo fisico e psicologico, inevitabile in un contesto del genere (a parte la mancanza di viveri, pensate alla tremenda solitudine che si può provare stando per giorni e giorni solo in un budello di roccia). Non è facile leggere le pagine del libro a cuor leggero, anche perché è molto dettagliato, fin nelle parti più macabre (brivido garantito nel capitolo dell'amputazione... campassi cent'anni non scorderò la parte del taglio dei tendini). Forse anche per questo l'autore opta per un po' di respiro; alternando i capitoli sulla sua prigionia a una biografia più generale e leggera sulle sue avventure passate come scalatore. Anche quelle non prive di rischi, anzi, ma dopotutto chi ha quella passione nelle vene deve essere disposto ad affrontare qualche grosso pericolo.

Da un punto di vista stilistico, il libro è abbastanza privo di guizzi creativi (con alcune eccezioni... un po' banali, a dire la verità), ma scritto più che bene e, sopratutto, molto crudo. Forse un po' lento, ma di quella lentezza che ti fa immedesimare nel protagonista ed entrare più facilmente in contatto con lui (e non sono sicuro che sia un bene, visto il contesto), soffrire come ha sofferto lui, gioire di un'inaspettata salvezza come ha gioito lui.

Una lettura consigliata per chi vuole indagare sulla resistenza dell'uomo, sul coraggio dato dalla disperazione, o semplicemente per chi vuole saperne di più su un'eroica storia vera, così incredibile da sembrare un romanzo di fantasia.