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giovedì 4 aprile 2013

127 ORE - ARON RALSTON


Scritto nel 2004, pubblicato in Italia da Rizzoli nel 2011

Parlai di questa incredibile vicenda quando recensii l'omonimo film di Danny Boyle con James Franco nei panni dello sfortunato Ralston. 
Rimasi così tanto colpito da quella storia  da volerne leggere il libro, ed ora eccomi qua.
La vicenda, per chi non lo sapesse, tratta della disavventura del povero Aron Ralston, un ingegnere del Colorado con l'hobby dell'arrampicata, rimasto bloccato per quasi una settimana con il braccio destro schiacciato sotto un grosso masso all'interno di uno stretto canyon nel deserto dello Utah, con poco cibo e soltanto un litro d'acqua. Riuscirà a liberarsi la mattina del sesto giorno di prigionia, amputandosi il braccio incastrato, e ormai in inizio di decomposizione, con il solo aiuto di un coltellino poco affilato (non faccio spoiler, la cosa è chiara fin dalle prime pagine del libro).

Queste memorie di Aron, sono una lenta ma inesorabile discesa nell'inferno della disperazione che va di pari passo con la disidratazione e il crollo fisico e psicologico, inevitabile in un contesto del genere (a parte la mancanza di viveri, pensate alla tremenda solitudine che si può provare stando per giorni e giorni solo in un budello di roccia). Non è facile leggere le pagine del libro a cuor leggero, anche perché è molto dettagliato, fin nelle parti più macabre (brivido garantito nel capitolo dell'amputazione... campassi cent'anni non scorderò la parte del taglio dei tendini). Forse anche per questo l'autore opta per un po' di respiro; alternando i capitoli sulla sua prigionia a una biografia più generale e leggera sulle sue avventure passate come scalatore. Anche quelle non prive di rischi, anzi, ma dopotutto chi ha quella passione nelle vene deve essere disposto ad affrontare qualche grosso pericolo.

Da un punto di vista stilistico, il libro è abbastanza privo di guizzi creativi (con alcune eccezioni... un po' banali, a dire la verità), ma scritto più che bene e, sopratutto, molto crudo. Forse un po' lento, ma di quella lentezza che ti fa immedesimare nel protagonista ed entrare più facilmente in contatto con lui (e non sono sicuro che sia un bene, visto il contesto), soffrire come ha sofferto lui, gioire di un'inaspettata salvezza come ha gioito lui.

Una lettura consigliata per chi vuole indagare sulla resistenza dell'uomo, sul coraggio dato dalla disperazione, o semplicemente per chi vuole saperne di più su un'eroica storia vera, così incredibile da sembrare un romanzo di fantasia.

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