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giovedì 20 febbraio 2014

CIELO DI SABBIA - JOE R. LANSDALE

Pubblicato da Einaudi nel 2011

Dalla quarta di copertina: Oklahoma, anni trenta. Jack ha appena finito di seppellire entrambi i genitori e si aggira tra le rovine della sua casa, distrutta da una delle tempeste di sabbia che sconvolgono lo Stato. Viene raggiunto da Jane e Tony, fratello e sorella. Anche loro hanno perso tutto quello che avevano, e vagano in un mondo senza vita, nel quale ogni cosa, dalle piante al cibo, è sommersa sotto uno strato di polvere rossa. Ai tre ragazzi non rimane che rubare una macchina (il cui padrone è morto anche lui nella tempesta) e partire alla volta del Texas orientale, nella speranza di trovare pace e un'occasione per ricominciare a vivere. Ma la strada fino in Texas si rivelerà lunga e tortuosa: rapinatori e vagabondi, cavallette e alligatori, deliziose vedove e spietati sfruttatori. I tre ragazzi saranno costretti a crescere e a confrontarsi con quel misto inestricabile di malvagità e solidarietà che alberga in ogni essere umano.

Romanzo di formazione di facile lettura e non del tutto soddisfacente, questo di Lansdale, che lancia nella mischia di una America in piena depressione un pugno di ragazzini svegli (ma non troppo) e un insieme di personaggi di contorno molto più riusciti dei protagonisti.
In queste pagine si respira aria di grande epopea (dalle piaghe d'Egitto, a Giasone e gli Argonauti, passando anche per l'Odissea), ma il risultato è ovviamente inferiore, pur rimanendo una buona lettura.
Il linguaggio usato è piuttosto semplicistico (per non dire sempliciotto) visto che il narratore è Jack, un ragazzino quasi illetterato, e il suo modo di fondere assieme umorismo e grande tragedia coglie nel segno. I suoi due compagni di viaggio: il piccolo Tony e la bugiarda patologica, nonché conturbante, Jane, rimangono simpatici come e più del protagonista. Ma la vera forza di questo romanzo (quasi l'unica forza, direi) è rappresentato dai personaggi di contorno: un nugolo di persone fuori dalle righe, descritte in maniera semplice e riuscitissima che, magari in poche pagine o in pochi attimi di apparizione, riescono a far presa sulla storia e a non lasciarla più.
In definitiva un discreto romanzo di viaggio che si legge in due o tre giorni, provoca qualche sobbalzo e ha un buon finale. Nulla di più.

Dallo stesso autore: Drive in

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1 commento:

  1. d'accordo con la rece, non ha la forza del mambo degli orsi o di altri romanzi di lans... però resta un bel leggere!

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