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lunedì 29 aprile 2013

SHINING - STEPHEN KING

Pubblicato nel nel 1977

Quando uno legge questo titolo, pensa immediatamente all'immenso film girato da Stanley Kubrick nel 1980. Non c'è nulla di male in questo, "Shining" resta un film sconvolgente, forse il miglior horror della storia del cinema, di sicuro il miglior horror del sottogenere: "casa demoniaca".
Ma, come spesso accade, prima della pellicola venne la carta stampata. Fu storica l'incazzatura dello scrittore Stephen King (già famosissimo, ma non ancora il "Re del brivido") alla visione del film di Kubrick colpevole, secondo King, di aver stravolto la sua storia, in particolare il finale.
Adoro King, ma fino a poco  pensavo che quella vicenda fosse stato lo sclero di uno scrittore iroso e invidioso di un uomo dal genio più grande del suo, che era riuscito nel difficile compito di portare al cinema un'opera migliore di quella letteraria.
Mi sbagliavo.
Il film sarà sempre una pietra miliare, ma il romanzo raggiunge tocchi incredibili e supera l'ottima opera di Kubrick sotto diversi punti vista. Il personaggio di Jack Torrance (interpretato sul grande schermo da un grande Jack Nicholson) è immensamente più variegato nel romanzo e la sua lenta discesa nella pazzia (forse sarebbe meglio dire nella possessione) è molto meglio rappresentata. Stesso discorso per il figlioletto Danny, costretto a convivere con un potere grandissimo(lo shine... tradotto con l'aura. Praticamente un sesto senso portato a livelli sovrumani) che gli farà vivere momenti e visioni terribili, sopratutto per un bambino di cinque anni. Probabilmente l'unico personaggio peggio riuscito rispetto al film è la moglie di Jack, Wendy (interpretata al cinema da Shelley Duvall), ma credo anche che il motivo debba essere ricercato nell'incredibile recitazione dell'attrice Duvall, piuttosto che dalla scarsa bravura dello scrittore King.
Un discorso a parte va fatto per l'Overlook hotel, l'albergo che Jack Torrance e fa famiglia devono sorvegliare durante il duro inverno del Colorado. Poche volte mi sono imbattuto in un cattivo così inquietante e diabolico. Sopratutto nel finale, quando nel film l'importanza dell'hotel sembra scemare un po', King mette in atto un dramma horror dal grande potere claustrofobico che rende impossibile staccare gli occhi dalle pagine. Qui l'odio e la bramosia dell'hotel diventano letteralmente palpabili (pensate alle siepi) e viene dato libero sfogo a tutta l'inquietudine spalmata a piccole dosi in praticamente tutte le pagine precedenti. La cosa avviene solo in parte nel film, che può comunque vantare la riuscitissima scena della fotografia (in pratica l'ultima scena che appare sullo schermo) che comunque va a modificare drasticamente l'epilogo kinghiano.

Basta così, volevo fare una recensione e invece mi sono ritrovato a comparare due grandi opere nate dalla genialità (dello shine?) di due grandissimi artisti. Una cosa probabilmente inutile.
Vi consiglio sia di guardare il film che di leggere il romanzo, sta a voi decidere quale sia l'opera superiore (ammesso che sia una cosa importante e non sia più intelligente goderseli e basta).

Dallo stesso autore: Notte buia, niente stelleLa leggenda del ventoJoyland22/11/63Colorado KidDoctor SleepL'acchiappasogni

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